Attualità

USA, attentati a scuola senza fine. Violenza o martirio?

La violenza nelle scuole statunitensi pare sempre più inarrestabile. A renderlo noto, come effetto diretto di una crisi sociale senza precedenti, sono i recenti dati dei vari Ministeri statali; ultimo attacco nel Maryland, ove uno studente ha descritto sul suo diario un attacco coordinato alla scuola ed ai suoi studenti. Tralasciando gli aspetti legali e giudiziari, i quali avviano un processo per omicidio e disastro colposo – con l’aggravante di premeditazione – occorre interrogarsi su cause ed effetti in seno alla comunità scolastica colpita, traumatizzata da un gesto di tale ed elevata violenza. Le cause sono connesse ad una crisi sociale che caratterizza, nel nuovo millennio, le giovani generazioni; tale dinamica è sempre più evidente e caratterizzante specie dopo le chiusure proprie del periodo pandemico. Ansia e depressione colpiscono oltre un terzo degli studenti e pregiudicano le rispettive prestazioni di studio, di fatto mettendo in piedi un circolo vizioso. Gli effetti degli attentati? Traumi, certo, ma anche una flebile ma costante risposta identitaria delle comunità scolastiche; queste disprezzano l’attentatore, ma riconoscono che questo, attraverso l’esecuzione dell’insano gesto, abbia dato sfogo a quella depressione, ansia e turbolenze vissute da tutti. Ciò sta contribuendo, secondo i ricercatori, a mettere in piedi un dispositivo martiriale indiretto che sì disprezza, ma comprende ed appoggia le ragioni ed i disturbi propri di una generazione che sono risultati precursori della stessa violenza. Vediamo nel dettaglio agganciandoci ai fatti del Maryland.

Un diciottenne condotto in prognosi psichiatrica per un attentato premeditato

Alex Ye, 18 anni, è stato arrestato nel Maryland dopo un’indagine dell’FBI e della polizia della contea di Montgomery. Gli investigatori hanno detto venerdì che lo studente delle superiori ha scritto un “libro di memorie” di 129 pagine in cui descriveva l’attacco a una scuola nella speranza di diventare famoso. Ha condiviso il documento con un’altra persona, che lo ha denunciato alla polizia. Ye, residente a Rockville, è accusato di minacce di violenza di massa e rischia fino a 10 anni di carcere. “Nel documento, Ye scrive di voler commettere una sparatoria in una scuola e definisce le strategie per portare a termine l’atto”, ha detto la polizia nei documenti di accusa. Il testimone che ha condiviso i presunti piani di attacco con la polizia aveva ricevuto un capitolo della storia su Instagram di Ye. I due si erano già incontrati in una struttura psichiatrica. Il testimone ha informato la polizia che c’erano “sorprendenti somiglianze tra il personaggio principale” ed il ragazzo. La vicenda è incentrata su un personaggio transgender e vittima di bullismo a scuola, hanno detto i funzionari, aggiungendo che il testimone ha affermato che gli elementi sono stati presi dalla vita di Ye e non di fantasia. I funzionari hanno inoltre affermato che la storia, che descrivono come un “manifesto”, è la prova che aveva intenzione di attaccare la sua ex scuola elementare e superiore con un fucile d’assalto semiautomatico.

I 25 anni dal disastro di Columbine: martirio ed ossessione

Quando due studenti del Colorado uccisero 12 compagni di classe e un insegnante alla Columbine High School il 20 aprile 1999, commisero quella che la storia avrebbe ricordato come la prima sparatoria scolastica dell’era di Internet. All’epoca Google era ancora una startup. Facebook, iPhone e YouTube non erano ancora stati inventati. Eppure, 25 anni dopo, le tracce lasciate online da Eric Harris e Dylan Klebold non sono scomparse nell’oscurità del primo web. Invece, quei resti hanno preso piede in ogni tecnologia online in evoluzione – chat room, social media e video – e oggi suscitano un interesse ossessivo online in una generazione che non era nemmeno viva al momento dell’attacco. Tale interesse fiorisce attraverso algoritmi online che amplificano contenuti taglienti o alimentati dall’odio, dicono i ricercatori, e attraverso piattaforme di social media che danno priorità al pubblico e ai profitti rispetto alla ricerca e alla rimozione di contenuti violenti e dannosi. Oggi i ricercatori monitorano i social media, i siti di video e le piattaforme di gioco, dove scoprono che un culto di Columbine prospera tra i giovani utenti di Internet. Le simulazioni sparatutto in prima persona del massacro della Columbine compaiono regolarmente su TikTok dove arrivano decine e persino centinaia di migliaia di visualizzazioni. Le sparatorie nelle scuole, inclusi gli assassini della Sandy Hook Elementary School nel Connecticut nel 2012 e della Virginia Tech nel 2007, hanno studiato ed emulato l’attacco alla Columbine. I documenti pubblicati online dagli imitatori menzionano spesso l’influenza dei fatti della Colombine. Alcuni ricercatori sostengono che alcune comunità studentesche, mescolando ossessione e disagio, mettono in piedi un meccanismo martiriale nei confronti dell’assassino, disapprovando l’azione nel suo complesso ma comprendendo le ragioni che lo hanno condotto al gesto.

Andrea Maggi

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