Le recenti riforme destinate ad intervenire sull’arruolamento del corpo docente e la mancanza di investimenti strutturali ed efficaci per far fonte alle problematiche di abilitazione stanno gettando in crisi il sistema scolastico USA che, nel suo assetto complessivamente privato, si confronta con una carenza sempre più marcata di investitori che sappiano farsi carico delle spese. Si ricorre, specie presso lo Stato di New York, in Arizona e Texas alla riabilitazione dei docenti recatisi in pensione di recente, munendosi di norme speciali emesse dal Provveditorato all’Istruzione dei singoli stati, creando malcontento tra i docenti ed una bufera politica che non trova risoluzione in alcun vertice organizzato. Le soluzioni adottate, anziché sbloccare i reclutamenti, consistono in manovre correttive: riduzione dei giorni di lezione, allungamento delle ferie natalizie, allestimento di ponti tra giorni festivi e fine settimana, avvio ritardato delle lezioni per il prossimo anno. La situazione, sollevano le associazioni, è catastrofica in quanto attinge ad un problema di natura economica, in quanto la mancanza di fondi pubblici e privati si traduce in una scarsissima manutenzione del sistema scolastico nel suo complesso, dal reclutamento di nuovi dipendente alla cura delle strutture in cui si svolgono le lezioni.
Gli esperti del settore indicano una confluenza di fattori tra cui l’esaurimento degli insegnanti indotto dall’emergenza sanitaria, la bassa retribuzione e la sensazione di alcuni insegnanti che la classe politica e i genitori – e talvolta i loro stessi membri del consiglio scolastico – abbiano poco rispetto per la loro professione nel mezzo di una escalation delle norme, suddivise per Stato, relative a ciò che può essere detto in classe relativamente a temi delicati, quali l’orientamento sessuale, le questioni LGBT+, gli avvenimenti storici del secolo scorso che hanno coinvolto il paese. Anche i trasferimenti schizoidi non facilitano una professione già complessa, con riferimento ad una realtà ampissima come gli USA. Le soluzioni provvisorie per la mancanza di personale coprono variabili ampie, dall’offrire agli insegnanti una retribuzione migliore all’aumento del pool di futuri e potenziali dipendenti che si qualificano come educatori proporzionalmente all’aumento delle dimensioni delle classi. Ma è probabile che molte di queste soluzioni temporanee danneggino gli studenti diminuendo la loro capacità di apprendimento, ha reso noto a The Washington Post Dawn Etcheverry, presidente della Nevada State Education Association.
Nel Belpaese, ponendo da parte i futuri – presunti – investimenti che coinvolgono pacchetti comunitari in arrivo quali PNRR, fanno fatica a decollare. La retorica dei tagli accomuna il paese del Mediterraneo con gli USA, nonostante la sola parziale esistenza di un ente pubblico che finanzi direttamente il sistema scolastico. La Riforma Gelmini è quella più conosciuta per il suo impatto numerico sul sistema scolastico, i processi di reclutamento e i tagli al personale, nonché agli istituti autonomi. il saldo finale ammonta a -100.000 docenti e -3.000 istituti già menzionati, gettando in caos un sistema già allo stremo, che ha dovuto confrontarsi con tagli alla spesa ulteriori, nonché al tragico fenomeno delle classi pollaio, con impatto diretto sulla qualità della didattica e dell’apprendimento da parte dei discenti. Nonostante a garanzia del sistema scolastico e formativo, a differenza degli USA, vi sia un soggetto pubblico, costui si comporta come azienda, limitando i tagli inseguito dall’ansia da debito che, in natura economica, deve produrre. La scuola, inserita in basso a destra del chiacchiericcio politico attuale, attende serie riforme strutturali ed efficaci. …
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