Categorie: Estero

Usa, giovani meno Tv dipendenti: il tempo ora si passa con computer, smartphone e tablet

Il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha ammesso di non conoscere a fondo il mondo della scuola. Ma nei cento e poco più giorni passati a viale Trastevere ha più volte ripetuto un concetto che può esprimere solo chi mastica di istruzione e formazione: oggi i nostri giovani non apprendono più solo a scuola, come facevano i genitori o i nonni, ma hanno stimoli e conoscenze derivanti da situazioni e strumenti disparati. E la maggior parte di questi sono legati alle nuove tecnologie interattive.
Quanto le parole del Ministro siano vere lo confermano le ultime ricerche svolte negli Stati Unitidalla società specializzata Nielsen: si tratta di indicazioni importanti, perché provengono da un Paese che anticipa quasi sempre mode e tendenze della cultura occidentale. Quel che trapela dall’altra parte dell’Oceano è prima di tutto la conferma del lento ma inesorabile declino della televisione, la quale non rappresenta ormai più il passatempo preferito dei giovani americani:fino ai 34 anni d’età, infatti, preferiscono utilizzare nelle ore libere computer, smartphone e tablet (e non solo per collegarsi a YouTube e social network). Strumenti con cui bambini e ragazzi ormai fanno di tutto.
Certo, la Tv, considerando tutte le fasce di età, resta lo svago più diffuso tra gli americani con una media di quattro ore e 39 minuti al giorno. Se però gli anziani oltre i 65 anni, complice anche la crisi economica, passano sempre più tempo incollati alla televisione, i giovani tra 12 e 34 anni utilizzano sempre di più computer e dispositivi mobili, tanto che dal 2010 al 2011 hanno ridotto di 9 minuti il tempo speso ogni giorno davanti al teleschermo (a cui si avvicinano sempre più spesso senza dipendere dal palinsesto televisivo).
Una dimostrazione del fenomeno è stato il Super Bowl del weekend scorso, trasmesso sia in streaming online sia in televisione: 111 milioni di americani hanno preferito la televisione, mentre 2,1 milioni hanno scelto internet. Un risultato sorprendente, nonostante il divario rimanga alto, in quanto è stato l’evento sportivo più seguito di sempre sulla rete.
Gli analisti hanno anche considerato che il fenomeno, destinato a replicarsi presto anche nel resto del mondo, avrà forti ripercussioni per l’industria della pubblicità: facendo perdere valore gli spot televisivi, mentre saranno sempre più preziosi quelli su internet.
Un fenomeno, aggiungiamo noi, che avrà non poche ripercussioni sul fronte dell’apprendimento. Che diventerà sempre più multitasking, legato all’utilizzo contemporaneo di più strumenti tecnologici, e non più necessariamente legato alla presenza fisica dell’insegnante e al cosiddetto “tempo reale”. Dovremo sempre più abituarci all’idea che la crescita formativa dovrà progressivamente staccarsi dall’idea del banco, della cattedra e della lavagna.

Alessandro Giuliani

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