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Usa, il presidente Obama in soccorso degli studenti che si indebitano per studiare

Rendere più difficile ai nostri giovani l’accesso all’istruzione superiore e il conseguimento di una laurea non significa altro che tagliare le gambe al nostro futuro“. Sono parole pregne di significato quelle pronunciate il 21 aprile dal presidente degli Usa Barack Obama a Washington verso il Congresso e diramate a tutto il paese attraverso la radio e via internet: in particolare, il primo cittadino degli Stati Uniti ha chiesto a chiare lettere di non intervenire per frenare l’aumento dei tassi di interessi dei prestiti agli studenti, sottolineando l’importanza di tutelare i giovani americani dai debiti.
In America, l’istruzione superiore non può essere un lusso – ha spiegato Obama – è un imperativo economico che ogni famiglia debba essere in grado di permettersela“. Il Presidente ha quindi evidenziato come l’istruzione superiore non sia mai stata tanto costosa, portando un crescente numero di giovani a chiedere un prestito. Non a caso, stando ai dati dell’Ufficio di tutela dei consumatori, il debito complessivo degli studenti ha superato i mille miliardi di dollari lo scorso anno. Di conseguenza, in media ogni studente che ricorre a questo genere di aiuto deve ancora restituire circa 25mila dollari. E non è facile ripagare il debito: uno studio della Federal Reserve di New York ha evidenziato come cittadini americani di 60 anni e anche più vecchi debbano ancora restituire 36 miliardi di dollari di debito.
Il presidente Obama ha quindi fatto pressioni verso il Congresso, perchè intervenga per scongiurare un raddoppio del tasso di interesse del programma federale di prestiti agli studenti dal prossimo 1° luglio, che si ripercuoterebbe su sette milioni di persone. Nel 2007 il Congresso decise di dimezzare il tasso, portandolo al 3,4%; se la misura non dovesse essere rinnovata il tasso passerebbe al 6,8% a partire da luglio. Una vera “mazzata” per i tanti giovani statunitensi, non appartenenti a famiglie agiate, che pur di investire in cultura si sono indebitate.
Alessandro Giuliani

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