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Usa lo smartphone in classe e viene sospeso, la famiglia fa ricorso al Tar e vince: reintegrato a scuola, ecco perché

Uno studente è stato sospeso per due giorni per aver usato lo smartphone in classe, per la precisione sotto il banco nel corso di una lezione. Il ragazzo, iscritto ad una scuola media di Napoli, è stato anche escluso dalla gita scolastica. Come riportato dall’edizione di questa notte di ItaliaOggi e rielaborato da Skuola.net, il Tar ha annullato la decisione dei docenti.

Il tribunale, chiamato in causa dopo il ricorso della famiglia del giovane, ha giudicato illegittima la decisione del Consiglio di Classe straordinario, reintegrando in classe lo studente. Il motivo? Alla base della sentenza del Tar ci sarebbero dei vizi di natura procedurale, vale a dire delle imperfezioni che rendono annullabili una sentenza.

Nel Consiglio di Classe non c’erano genitori

Prima di tutto la composizione, incompleta, del Consiglio di Classe: questo si era infatti riunito con i soli docenti, con i rappresentanti dei genitori che erano invece assenti. Per potersi dire ‘organo completo’, infatti, il Consiglio di Classe deve contare sia la componente docente che quella genitoriale. Per questo la delibera – e la punizione – sono state giudicate illegittime. Inoltre, fanno notare i giudici, la mancanza di un contraddittorio con lo studente e i suoi genitori prima dell’adozione della sanzione, “in violazione del principio di partecipazione al procedimento amministrativo”.

Divieto di cellulare in classe, la decisione di Valditara

Come sappiamo il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha vietato l’uso di smartphone in classe. A luglio aveva detto che “bisogna evitare che gli strumenti digitali rubino il desiderio di vita” e per tali motivi ha “firmato una circolare che vieta dal prossimo anno scolastico l’utilizzo del cellulare a qualsiasi scopo dalle scuole d’infanzia alle scuole medie”.

Sì al divieto di uso di cellulare per i minori di quattordici anni e all’iscrizione sui social media per i minori di sedici: questa, inoltre, la richiesta contenuta in una petizione lanciata da personalità di primo piano del mondo della pedagogia, dell’educazione e della cultura, della psicologia dell’arte e del cinema.

Redazione

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