Le disposizioni anticontagio hanno ridotto per un biennio il rischio epidemiologico associato all’infezione da SARS – CoV – 2, con un sensibile impatto sulla vita quotidiana dei cittadini, le attività produttive, le imprese, la vita sociale e la formazione, fortemente penalizzata a seguito di chiusure coatte degli istituti. Negli USA, in particolare, è stato attentamente monitorato lo stile di vita condotto dagli studenti durante l’applicazione delle norme dispositive, giungendo alla conclusione di un danneggiamento della salute mentale, per alcune fasce d’età, abbastanza severo, specie per coloro che vivono in condizioni di pseudo-isolamento in realtà rurali piuttosto che urbane, con elevata densità di popolazione. Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Washington State University, un numero proporzionalmente inferiore di scuole pubbliche rurali ha la possibilità di far diagnosticare agli studenti le problematiche connesse alla salute mentale rispetto alle loro controparti urbane.
Poca sorveglianza, elevato disagio: il dramma diagnostico delle scuole rurali e di comunità etniche USA
Per avere un’idea di come la pandemia di COVID-19 abbia influito sulla disponibilità dei servizi di salute mentale nelle scuole, i ricercatori hanno in programma di ripetere la loro analisi utilizzando i dati non ancora pubblicati di un sondaggio SSOCS del 2020. Per comprendere meglio questa relazione tra comunità rurali ed urbane, autoctone e interetniche, i ricercatori del CHOP hanno analizzato i dati di 9.720 adolescenti che facevano parte dell’Adolescent Brain Cognitive Development Study (ABCD Study), un campione eterogeneo di oltre 10.000 ragazzi e ragazze statunitensi di età compresa tra 11 e 14 anni. I ricercatori hanno studiato l’associazione specifica della tensione finanziaria con la salute mentale degli adolescenti tra maggio 2020 e maggio 2021. Tutti i partecipanti disponevano di dati pre-pandemia sul reddito familiare e sulla salute mentale singola. Un aspetto che Graves ha sottolineato potrebbe aver cambiato la disponibilità dei servizi durante la pandemia è l’adozione più diffusa della tutela della salute digitale legata all’utilizzo massiccio delle comunicazioni. “Offrire servizi di salute mentale nelle scuole, un luogo in cui i bambini si stanno già radunando, ha senso e potrebbe avere un impatto a valle sui disturbi da uso di sostanze, sulla violenza scolastica e su altri problemi sociali”, ha affermato Graves in sede di ricerca.
E in Italia? Al centro i dati ISTAT
Le disposizioni anti contagio hanno seriamente compromesso la socialità di bambini e ragazzi, per via della limitazione delle frequentazione di spazi comuni d’aggregazione e delle scuole, in certi casi per via di compagni o docenti risultati positivi. Per analizzare più da vicino il fenomeno e l’impatto delle disposizioni sulla salute mentale occorre fruire dei dati BES dell’ISTAT (relativi al benessere Equo e Sostenibile). Il calo dell’indice di salute mentale, prodotto incrociato di differenti fattori e parametri, è stato molto deciso tra gli studenti adolescenti, diminuendo da 73,9 a 70,3 in un solo anno. Il dato, in ogni caso, risulta differente per genere: per le ragazze si passa da 71,2 a 66,6, mentre per la controparte maschile da 76,5 a 74,1. L’ISTAT attribuisce tali evoluzioni a due anni di chiusure, pandemia e insicurezza collettiva.