Nonostante i mesi estivi e le temperature miti che limitano la diffusione del nemico invisibile, si registrano curve ancora complesse da gestire, con dati che, a livello giornaliero, sfiorano i 150.000 casi di positività negli USA, numeri appartenenti alle fasi più complesse dell’emergenza sanitaria ancora in corso, come quelle di febbraio dello scorso anno, in cui l’impennata di decessi ed ospedalizzazioni USA provocò la comparsa di nuove limitazioni alla circolazione ed alle attività.
La retorica protettiva, all’interno dei plessi scolastici a livello globale, segue massime logiche molto simili: mascherina, distanziamento attraverso segnaletica orizzontale, disinfezione frequente – e suggerita – delle mani e allestimento degli ambienti per la pratica di attività sportive e di laboratori didattici. Negli USA, per via delle pressioni ricevute da famiglie ed associazioni, le norme suddette sono state messe da parte, a livello provvisorio, in realtà come Texas, California ed Illinois. L’esecutivo federale sta allestendo norme a livello sovranazionale per condurre il prossimo anno scolastico in sicurezza.
Gli USA, per via di un sistema sanitario pressoché privato che ha supportato in maniera limitata ciò che resta dell’assistenza pubblica, sono assai tristemente noti per l’incidenza della mortalità in sede pandemica se rapportata al numero dei casi positivi registrati.
La campagna vaccinale ha limitato le ospedalizzazioni ma non la circolazione del nemico invisibile che, specie tra i banchi di scuola e sui trasporti pubblici, corre più che mai con le nuove varianti Omicron e Centaurus, che si fanno sempre più endemiche e pertanto quasi impossibili da contrastare. Negli USA ieri si sono registrati più di 153.000 casi nelle ultime 24 ore per un aumento sensibile della media settimanale dei casi positivi giornalieri, ora pari a 128.000 unità.
La popolazione con vaccinazione completa, che include attualmente 3 somministrazioni, sale al 67.7% rispetto a quella totale, un buon risultato raggiunto senza specifiche norme coercitive. Preoccupano però le ospedalizzazioni: sono più di 35.000 i ricoverati per sintomatologie moderate nella settimana corrente, dato più che triplicato rispetto ad aprile scorso (10.500).
Ad aprile scorso, per via del limitato numero di contagi e conseguenti ricoveri, le scuole pubbliche di Texas, California ed Illinois hanno reso le mascherine facoltative anziché obbligatorie per studenti e insegnanti, celebrando la scelta come una “pietra miliare positiva” determinata dal calo dei casi di COVID-19 tra gli studenti e dal sostegno della comunità per una politica più indulgente e meno limitante.
Poco più di un mese dopo, gli stati citati sono stati alcuni dei numerosi distretti scolastici che hanno richiesto nuovamente l’utilizzo delle mascherine in risposta all’aumento dei casi di COVID-19, parte di un picco nazionale attribuito alle sotto varianti Omicron ritenute altamente contagiose.
A differenza di questi le scuole pubbliche di Boston, ad esempio, hanno mantenuto l’obbligo della mascherina. I funzionari sanitari della città hanno affermato che raccomanderebbero di revocare il mandato della maschera scolastica una volta che i casi quotidiani di COVID-19 in città scendano a 10 nuovi casi ogni 100.000 residenti.
Il tasso di positività si attesta attualmente a 74,5 nuovi casi ogni 100.000 residenti, pertanto fuori portata. Per il prossimo anno scolastico si ipotizza un ritorno alle restrizioni. Il Ministero dell’Istruzione USA ha fornito, data la sua posizione, delle linee guida che i singoli stati debbono recepire: al momento solo Boston e Miami hanno affermato di adottare le mascherine ed il distanziamento per il prossimo anno scolastico, mentre Texas, Illinois e California sono comunque prossime all’abbandono delle misure. Queste, in ogni caso, restano raccomandate.
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