
Sempre più complicata e indecifrabile la politica estera del nuovo presidente Usa Donald Trump, il quale, attraverso il suo segretario di Stato, ha fatto sapere che visitare gli Stati Uniti “non è un diritto, ma un privilegio esteso a tutti coloro che rispettano le nostre leggi e i nostri valori”, con un chiaro riferimento rivolto agli studenti stranieri iscritti alle Università americane o inseriti in programmi di scambi culturali.
La notizia è riporta dal Corriere delle Sera secondo cui già dal 20 gennaio, il giorno dell’insediamento di Donald Trump, è stato revocato il visto di ingresso a 525 tra studenti e ricercatori, distribuiti in circa 80 atenei come Harvard o Stanford, e dalle istituzioni pubbliche come l’University of Texas, ad Austin, la Minnesota State University-Mankato o la University of California.
Ma, secondo il quotidiano, il numero dei visti revocati sarebbe destinato a crescere per dimostrare la nuova linea sull’immigrazione.
Il numero complessivo degli studenti stranieri, ospiti in Usa, sarebbe di oltre un milione e mezzo a cui si aggiungerebbero circa 300 mila che partecipano a formule di scambio e di collaborazione culturale transfrontaliero.
Stretta dunque anche su questo versante, con l’avvertimento che basta una semplice infrazione, anche al codice della strada e verrà ritirato il permesso d’entrata, mentre si moltiplicano i casi di detenzione nei centri gestiti dall’Ice, l’Immigration and Customs Enforcement, che vigila sui confini.
In altre parole, in Usa non verranno più tollerate intromissioni di studenti stranieri nella sua politica interna, con partecipazione a sfilate e corei contro l’amministrazione Trump: i giovani stranieri sono accolti negli Usa per studiare, non per contestare la politica estera dell’amministrazione.