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USA, Trump pensa ad una riforma dell’istruzione dopo il flop del Common Core

Il Common Core è morto. Lo ha detto a chiare lettere il segretario dell’istruzione degli Stati Uniti Betsy Devos. Si tratta di un programma promosso a livello federale prima di Trump, attraverso il quale, fra le altre cose, venivano proposte ai singoli Stati delle linee guida per l’apprendimento della matematica e dell’inglese agli alunni sin dai primi anni di asilo fino alla scuola secondaria di secondo grado. Un sistema per omologare le metodologie didattiche puntando sullo sviluppo del pensiero critico e analitico, e privilegiando il problem solving in opposizione all’apprendimento mnemonico e nozionistico.
Già durante la campagna elettorale che consacrò Trump alla guida dell’America i Repubblicani avevano duramente criticato il sistema, il quale è giusto rilevare, era stato adottato da diversi Stati che appartenevano ad entrambi gli schieramenti.
Le dichiarazioni della Devos sono arrivate in occasione di una conferenza stampa all’American Enterprise Institute su “Bush-Obama School Reform: Lessons Learned” durante la quale la Devos ha rilevato che nonostante ci siano stati miglioramenti  in alcune aree, i risultati sperati sono molto lontani dagli obiettivi.
La Devos si è chiesta inoltre come è possibile che dopo tutte le buone intenzioni, i miliardi investiti e la ricchezza di competenze raccolte, gli studenti sono ancora impreparati?

Ha ricordato inoltre come la competizione “Race to the Top”, voluta da Obama ovvero il processo di distribuzione, sotto forma di gara, di miliardi di dollari agli Stati che avrebbero ottenuto i migliori risultati nel campo dell’istruzione ma seguendo gli standard federali per la valutazione dei risultati raggiunti, si sia rivelato un flop. Negli Stati Uniti, il sistema scolastico è di competenza dei singoli Stati e l’intervento federale arriva in genere sotto forma di contributi. Rispetto al No Child Left Behind (NCLB), voluto da Bush nel 2001 la cui valutazione per ottenere finanziamenti era affidata a criteri dei singoli Stati, il Race to the Top, assicurava il contributo agli Stati che utilizzavano gli standard federali e questo ovviamente ha favorito l’adesione al “Common Core State Standards”.

Insomma, per l’amministrazione Trump si profila una nuova riforma della scuola che a quanto pare annullerà completamente quella precedente anche se il Ministro dell’istruzione USA ha fornito pochi dettagli per sapere come sarà, fermo restando che dovrebbe essere completamente diversa dalle ultime di Bush e Obama, i quali pur appartenendo a diversi partiti e filosofie politiche non hanno ottenuto – a dire della Devos – buoni risultati e hanno lasciato gli studenti americani impreparati.

La Devos, ha citato i dati provenienti dal Programma per la valutazione internazionale degli studenti, meglio conosciuto come PISA, in cui si rileva che gli Stati Uniti si trovano al 23° posto nella lettura, al 25° nella scienza e al 40° in matematica, nonostante gli Usa spendano più per gli alunni della maggior parte degli altri paesi sviluppati, molti dei quali hanno risultati migliori nel PISA.

Fabio Guarna

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