Estero

Usa: un tribunale può fermare la soppressione del Dipartimento dell’istruzione

Il presidente Usa, Donald Trump, ha firmato, come è noto, un provvedimento “volto a eliminare” il Dipartimento dell’istruzione, durante una sorta di cerimonia nella quale è apparso circondato da studenti seduti su apparentemente finti banchi di scuola.

“Lo chiuderemo e lo chiuderemo il più velocemente possibile”, ha aggiunto durante l’evento, tenendo fede fra l’altro a quanto aveva annunciato durante la campagna elettorale, sebbene fosse un progetto già pianificato nel 2016, con cui si prevedeva appunto il trasferimento dei compiti del ministero direttamente ai singoli stati. 

Tuttavia, all’epoca, questo suo progetto non ebbe l’appoggio del Congresso che è l’ultimo a decidere sulla legge che sta tanto a cuore a Trump. 

Il presidente Usa infatti non può chiudere un dipartimento del governo federale senza l’approvazione del Congresso, che l’ha istituito. Per farlo dovrebbe far passare una legge apposita votata da un’ampia maggioranza, per cui sarebbero necessari anche alcuni voti del Partito Democratico.

Intanto dalla Casa Bianca si fa sapere che dal 1979 sono stati spesi oltre tremila miliardi di dollari senza miglioramenti significativi nei risultati degli studenti, basandosi sui punteggi dei test standardizzati, per cui, viene sottolineato dall’amministrazione Trump: “Il controllo dell’istruzione da parte del governo federale ha deluso studenti, genitori e insegnanti”,

Il Dipartimento, si legge sule agenzie, “ha circa 4mila dipendenti ed è visto come un ricettacolo di ideologie orientate in senso progressista e inutilmente dispendioso. Gestisce decine di miliardi di dollari destinati a borse di studio, prestiti universitari per famiglie a basso reddito, programmi per studenti disabili e fondi per le scuole pubbliche“.

Dunque, secondo quanto dicono le opposizioni e gli osservatori delle cose americane, la riorganizzazione proposta dal governo conservatore servirebbe in realtà ad ampliare il divario educativo tra stati ricchi e poveri, ed in modo particolare nei confronti degli stati a guida repubblicana dove ci sarebbero i livelli più bassi di istruzione, come Alabama, Oklahoma, Mississippi e Louisiana.  Una contraddizione di termini ma che a quanto sembra non interessa la presidenza dell’Unione. 

Inoltre, come anche noi abbiamo più volte pubblicato, la materia in discussione arriva pure in un momento in cui si fanno i conti con le censure imposte sui libri scolastici intorno a temi come schiavitù, identità di genere e diritti civili, bandendo perfino classici che hanno contribuito a fare grande la letteratura americana.

In ogni caso, non è assolutamente scontato che Trump riuscirà a mettere in atto lo smantellamento del ministero dell’istruzione, considerato il potere decisionale che ha il congresso e perfino il tribunale, mentre non è stato reso noto quali funzioni del dipartimento verrebbero trasferite agli stati o ad altri dipartimenti federali e quali saranno eliminate del tutto.

Contrariamente all’Italia, il dipartimento dell’istruzione ha il compito di coordinare e raccogliere dati per organizzare campagne di sensibilizzazione e gestione di centinaia di miliardi di prestiti federali, da cui dipendono decine di milioni di studenti, mentre di fatto le scuole sono già finanziate e governate a livello locale seguendo linee guida generali approvate dal Congresso. 

Dunque sembrerebbe impossibile per Trump procedere sulla strada dello smantellamento del dipartimento dell’Istruzione considerato appunto che il  programma di prestiti federali è autorizzato dal Congresso e quindi non potrebbe essere interrotto nonostante tutta la buona volontà del presidente.

Redazione

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