Categorie: Politica scolastica

Usare i soldi della card per il contratto: la Gilda spiega la proposta

Dal prof. Gianluigi Dotti, responsabile del Centro studi nazionale della Gilda degli Insegnanti riceviamo un chiarimento relativo ad un nostro precedente articolo sull’argomento.
Il fatto che i nostri articoli suscitino dibattito non può che farci piacere.

 

Egregio Reginaldo Palermo, vice-direttore di Tecnica della scuola,

ho letto con interesse il suo articolo che solleva dubbi sulla proposta della Gilda di utilizzare i fondi della legge 107/2015 per il rinnovo del CCNL scaduto oramai da 7 anni e non condividendo il suo argomentare cerco di spiegare perché la proposta è utile ai docenti.
Inizio con sottolineare la modalità con la quale la 107/2015 ha elargito ed elargirà ogni anno i circa 700ml di euro per formazione e aggiornamento, bonus merito e alternanza scuola/lavoro. La modalità scelta dal precedente Governo rientra, a mio parere, nella logica della “ benevola concessione” del potere paternalistico e non di un moderno sistema di relazioni con le parti sociali e le associazioni professionali. Una sorta di “erogazione liberale”di risorse senza alcuna contrattazione con i rappresentanti dei docenti che risponde ad un preciso progetto politico, quello cioè di delegittimare le organizzazioni degli insegnanti e parallelamente di creare consenso politico per il governo di turno.
Purtroppo per il governo, e per tutti gli insegnanti, la realizzazione di questo progetto si è rilevata decisamente complicata, mi limito solo a ricordare, perché sotto gli occhi di tutti, le problematiche e le incombenze burocratiche legate alla card per la formazione e l’aggiornamento, il malcontento e le divisioni create nelle scuole dalla distribuzione del bonus merito e le difficoltà nello svolgere il monte ore obbligatorio dell’alternanza scuola/lavoro. Quindi come ha recentemente affermato l’ex Presidente del Consiglio un investimento consistente di risorse che ha avuto l’effetto di scontentare tutti.
Per entrare nel merito delle cifre, poi, se è vero che tutto ciò che viene messo nello stipendio è tassato possiamo constatare che sui fondi del bonus per il merito e dell’alternanza scuola/lavoro sono già applicate le regolari aliquote, quindi si tratterebbe di tassare solo i 380ml della card. A parziale recupero però e a tutto vantaggio del docente c’è il fatto che gli emolumenti inseriti nello stipendio sono pensionabili, il che con il regime previdenziale in vigore è molto utile.
Per incentivare la formazione, al posto della card, si potrebbero studiare altre forme come, ad esempio, prevedere periodi sabbatici (vedi Bolzano) e la defiscalizzazione delle spese per la formazione e l’aggiornamento. In questo modo verrebbero meno anche tutte le problematiche legate alla card (la complessità della procedura, l’esiguità dei centri d’acquisto e la burocratizzazione della piattaforma) e quelle legate al bonus del merito (criteri fantasiosi e divisivi, competizione improduttiva, sospetti di clientele).
Aggiungo che nelle decine di assemblee che ho tenuto in tutta Italia ho incontrato migliaia di docenti con i quali ho discusso di questa proposta ed ho trovato ampia condivisione. Nel sondaggio commissionato dalla Gilda alla SWG risulta che solo il 29% dei docenti condivide la card formazione nella formulazione della 107/2015, mentre ben il 44% preferirebbe specificamente che i 500 euro fossero messi nello stipendio.
Concludo con la constatazione che gli 85 euro lordi promessi dall’intesa tra l’ex-governo e i sindacati confederali, se tutto andrà bene, noi insegnanti li avremo nello stipendio nel 2018/2019, mentre se si utilizzassero le somme della 107/2015 i docenti avrebbero già nel 2017 un aumento di circa 90 euro lordi; aumento al quale entro il 2018 si sommerebbero gli 55 euro che porterebbero il tutto a 140 euro di aumenti lordi mensili a regime.

Prof. Gianluigi Dotti
Responsabile del Centro studi nazionale della Gilda degli Insegnanti

Reginaldo Palermo

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