L’uso eccessivo dello smartphone può procurare problemi al rendimento degli alunni. E’ quanto emerge da due studi condotti da Marco Gui – ricercatore ed esperto di uso di Internet – insieme Tiziano Gerosa – assegnista di ricerca su tematiche metodologiche in campo educativo, entrambi afferenti al Centro di ricerca “Benessere digitale” del dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale di Milano-Bicocca (www.benesseredigitale.eu).
La prima ricerca, è stata pubblicata sulla rivista Polis mentre la seconda è in uscita sull’Handbook of digital inequality, curato dalla nota studiosa Eszter Hargittai (Edwar Elgar Publisher).
Lo studio ha riguardato l’intera popolazione studentesca della Val d’Aosta tra i 14 e i 19 anni, per un totale di 4.675 ragazzi.
Attraverso due diversi metodi di analisi quantitativa, è stato infatti confermato che l’utilizzo intensivo dello smartphone, in particolare nei momenti più importanti della giornata come la cena in famiglia o l’orario del sonno, si ripercuote negativamente sul rendimento scolastico dei ragazzi.
L’aspetto interessante delle due ricerche è quello che riguarda l’analisi del contesto socio-economico degli studenti, dove si rintraccia subito un risultato chiaro: un massiccio utilizzo dello smartphone tra le famiglie meno istruite è ulteriore fonte di disuguaglianza nella già diseguale relazione tra livello di istruzione della famiglia e rendimento scolastico.
“Le conclusioni mettono in luce che l’uso non regolato dello smartphone rappresenta un problema anche rispetto alla disuguaglianza sociale – afferma Marco Gui, responsabile delle ricerche – In un certo senso si è passati da un digital divide basato sulla scarsità di accesso ad un divario basato invece sull’utilizzo eccessivo e non regolato. Mentre si dibatte sul se e sul come lo smartphone possa essere impiegato nella didattica, questi studi mostrano una urgenza in parte diversa: intervenire per sviluppare negli studenti capacità di regolazione e gestione dell’uso dello smartphone in ambito extrascolastico, in particolare nell’ambiente familiare”.
Abbiamo scritto in precedenza, a proposito dell’uso smodato del cellulare, che l’abuso di questi strumenti porta, alla lunga, a “difficoltà di apprendimento e concentrazione, disturbi comportamentali soprattutto nei bambini, alterazione della pressione arteriosa, dei ritmi cardiaci, infarto e ictus in persone sempre più giovani, alzheimer ed epilessia”.
A sostenere questa tesi, davvero allarmante, è stato il presidente dei medici siciliani, Toti Amato, durante la presentazione del progetto pilota Stop-Phone, inserito nel Piano regionale di prevenzione dell’assessorato Salute della Regione siciliana.
Da qualche tempo anche l’Organizzazione mondiale della Sanità ha inserito i rischi legati all’uso dei cellulari tra i “cancerogeni possibili” e il Consiglio d’Europa ha giudicato un “potenziale pericolo” per la salute pubblica”.
“No ai cellulari in classe, ma se la scuola nel suo regolamento e per iniziative didattiche ritiene utile l’utilizzo, non solo di smartphone ma anche di device, nessuno ne vieta l’uso”, spiegava Marco Bussetti qualche tempo fa a proposito dei cellulari a scuola a uso didattico.
Maria Stella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia ed ex ministra dell’Istruzione, ha presentato tal proposito un disegno di legge alla Camera sull’educazione alla cittadinanza, all’esame della Commissione Cultura, che contiene delle corrette modalità di approccio e di utilizzo delle nuove tecnologie, tra cui la proibizione dei telefoni cellulari in classe, anche per i docenti.
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