A Catania, fra l’Usb e i tre sindacati confederali L’Usb-Scuola scoppia la polemica: il “casus belli” è una assemblea sindacale territoriale convocata dall’USB per il prossimo 6 novembre.
“Prontamente – sostiene il segretario nazionale Usb Luigi Del Prete – è arrivata una nota alle scuole dalle segreterie provinciali di Flc-Cgil, Cisl e Uil con la quale si intima ai presidi di non concedere ai lavoratori le ore previste dal CCNL per la partecipazione alle assemblee sindacali”.
Secondo Cgil, Cisl e Uil, infatti i soggetti che hanno diritto ad indire le assemblee sindacali in orario di servizio sarebbero solo le OO.SS. rappresentative accreditate all’ARAN, cioè quelle firmatarie del CCNL.
Ma altrettanto pronta è la replica dell’Usb che ironizza: “I contratti non basta firmarli, ma bisogna anche leggerli. Evidentemente Cgil, Cisl e Uil ignorano la normativa e in particolare l’art. 39 c. 2 del CCNQ sulle prerogative sindacali del 4/12/2017, che chiarisce senza ombra di dubbio che ‘le organizzazioni sindacali che, ai sensi dell’art. 10, comma 2, del CCNQ 13 luglio 2016, sono presenti alle trattative nazionali, in via eccezionale e limitatamente al triennio 2016-2018, hanno titolo ai diritti sindacali di cui agli artt. 4, 5 e 6 (4 – Diritto di assemblea – 5 – Diritto di affissione – 6 – Locali)”.
In effetti l’Usb ha partecipato alla trattativa dell’ultimo CCNL seppure senza potere di firma ed è per questo che, secondo Del Prete, il sindacato di base sarebbe pienamente titolato a convocare assemblee.
Per la verità l’Usb adombra il sospetto che la presa di posizione dei tre sindacati sia dovuta soprattutto all’iniziativa di “un gruppetto organizzato di presidi vicini alla Cgil”.
“La domanda nasce spontanea – sottolinea Del Prete – sono i presidi che cedono alle pressioni di Cgil, Cisl e Uil o sono questi ultimi che si fanno dettare la linea dai presidi della Cgil?”
In ogni caso l’Usb conferma l’assemblea e avverte che “chiunque dovesse ostacolare la partecipazione dei lavoratori all’assemblea, sarà denunciato per condotta antisindacale ai sensi dell’art. 28 dello Statuto dei lavoratori”.
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