“Le dichiarazioni del nuovo premier strumentalizzano la Scuola per mascherare la portata e la violenza degli attacchi alle condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti pubblici. Ma noi abbiamo buona memoria e sappiamo far di conto, e la linea di credito di un governo che non cancella la spending review è esaurita”, esordisce Barbara Battista, dell’USB P.I. Scuola.
“Dieci anni fa il Ministero delle infrastrutture quantificava in 13 miliardi di euro la somma necessaria per mettere al sicuro sismico le scuole. Da allora – spiega Battista – sono stati impegnati meno di 1,5 mld. Siamo dunque in credito con il Governo di ben più dei 2 mld che si intende sbloccare, soldi dei soli enti locali “ricchi”. Le scuole sono inoltre in credito di altri 1,5 miliardi di finanziamenti per il normale funzionamento, già stabiliti ma mai versati nelle loro casse. E pensare, poi, che non riusciamo a pagare neanche la pulizia dei bagni”.
Evidenzia la dirigente USB: “Chi ora sostiene questo governo ha già approvato lo slittamento al dicembre 2015 dell’obbligo della messa a norma antincendio delle scuole. Come pure le modifiche ai parametri che stabiliscono il numero massimo degli studenti nelle classi, così come furono definiti dalla ‘Riforma’ Gelmini e non sul reale stato delle aule”.
Prosegue Battista: “Sappiamo poi che i nostri stipendi sono bloccati dal 2009 e il taglio del loro valore aveva già superato il 25% dal 2001. Tutti gli automatismi, come gli scatti di anzianità, che garantivano la difesa anche minima del salario, non ci sono più e i primi a farne le spese sono i precari, a cui vengono inoltre rubati 1.000 euro l’anno eliminando le loro ferie”.
“Ricordiamo anche il taglio dell’80% del salario aggiuntivo, altro che Miglioramento dell’Offerta Formativa – ironizza l’esponente USB, che aggiunge: “La formazione del personale? Inesistente, e quelli che aspirano all’abilitazione devono anche pagare fino a 3.000 euro per la tangente dei corsi universitari”.
“Sono 300 mila i pensionati, 150 mila i posti tagliati, 250mila gli studenti in più negli ultimi dieci anni. Non bastava aver aumentato l’età pensionabile a 65 anni per le donne – incalza la sindacalista – più di 40 anni di lavoro con carichi divenuti insopportabili per avere poi una pensione da fame, mentre i nostri figli sono disoccupati”.
“Il risultato di queste politiche è sconfortante – conclude Battista – il 70,3% degli adulti, dai 16 ai 65 anni, non ha le competenze minime per poter vivere e lavorare in modo adeguato al giorno d’oggi. Tutto questo dobbiamo forse inviarlo via mail a matteo@governo.it? Intanto l’USB scenderà in piazza il 14 marzo a Roma, contro ogni spending review, e prepara lo Sciopero della Scuola entro la fine dell’anno scolastico”.
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