L’hanno chiamata “La carica dei 101”. Tanti sono, infatti, i docenti siciliani che contestano la legge cosiddetta della “Buona Scuola” e preparano la cancellazione in massa dai sindacati.
I docenti, quasi tutti della provincia di Ragusa, chiedono ai sindacati un impegno concreto a sostegno degli insegnanti entrati di ruolo con la legge 107/2015, ma assegnati a sedi lontane dalle città di provenienza, prevalentemente nel Nord Italia.
A Ragusa, il Comitato Docenti Mobilitati Siciliani ha promosso un’azione dura: “I sindacati non ci rappresentano più e non fanno abbastanza per sostenere le nostre richieste – spiegano – se non ci sarà un cambio di rotta, revocheremo la nostra iscrizione al sindacato”.
Una lettera, firmata da 101 docenti, è stata inviata alle segreterie provinciali e regionali di Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cisal, Gilda e Anief.
Ma le adesioni al Comitato sono in crescita. I docenti chiedono che, in vista dei prossimi pensionamenti (e della conseguente possibilità di altre cattedre libere in Sicilia) si riveda la previsione secondo cui il 60 per cento dei posti liberi sarà assegnato alle nuove assunzioni (vincitori degli ultimi concorsi e insegnanti delle graduatorie ad esaurimento), il 30 per cento ai trasferimenti interprovinciali e il 10 per cento ai trasferimenti provinciali. Il Comitato chiede che il 100 % dei posti venga destinato a favorire la mobilità, privilegiando i docenti che attualmente insegnano in sedi lontane, con notevoli disagi per loro e le loro famiglie.
“Questa situazione è insostenibile, socialmente ed economicamente, per gli insegnanti – spiegano – si tratta, per lo più, di donne di 50 anni, con lauree, abilitazioni, concorsi e anni e anni di precariato nelle scuole. Ai sindacati spetta un preciso ruolo di rappresentanza a difesa di noi docenti lavoratori meridionali assunti al Nord. Queste percentuali non consentono assolutamente il rientro dei docenti siciliani”.
I docenti chiedono un “piano di rientro dei docenti” e “la revisione delle quote percentuali destinate ai trasferimenti interprovinciali che va modificata con la destinazione al 100% per la mobilità” e un interessamento produttivo del sindacato “a difesa di noi lavoratori al fine di promuovere e concretizzare con il MIUR la modifica di dette quote prima che vengano presentate le domande per la mobilità. Qualora ciò non avvenga, riterremo di non sentirci adeguatamente tutelati dalla vostra azione e saremo costretti a disporre le nostre irrevocabili revoche sindacali”.
Il comitato sorto nell’estate scorsa ha effettuato molte azioni di protesta: un manifestazione a Palermo il 2 agosto scorso, un sit-in davanti alla sede del Provveditorato di Ragusa il 22 agosto, un convegno pubblico con i parlamentari e i candidati all’Ars il 30 settembre. I docenti, inoltre hanno inviato una lettera a Matteo Renzi, chiedendo un impegno per il “piano di rientro”. Infine, il 28 dicembre, hanno partecipato ad una convention pubblica a Catania insieme ad altri docenti siciliani.
“La situazione dei docenti siciliani appare senza sbocco – spiegano i referenti del comitato, Evelin Zarba e Pippo Re – Chi partecipa oggi al concorso ha la possibilità di essere assunto in sedi vicine con priorità rispetto a noi. È una situazione di disagio terribile per noi e le nostre famiglie e non possiamo accettare tutto ciò. Il ruolo del sindacato deve essere attivo. Se così non sarà, revocheremo le deleghe”.
I docenti siciliani lanciano un appello ai colleghi di altre regioni. “La situazione è analoga in molte regioni del Sud. In Campania e in Sardegna chiediamo di avviare un’azione comune per rivendicare i nostri diritti”.
Comitato Docenti Mobilitati Siciliani
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