La notizia che a Ustica non si trovano nè insegnanti nè collaboratori scolastici che consentano il regolare funzionamento delle scuole non deve stupire più di tanto.
D’altra parte in molte province del nord, già a questo punto dell’anno scolastico, per alcune classi di concorso, le graduatorie (anche quelle di terza fascia) sono di fatto esaurite e i dirigenti scolastici sono costretti ad assumere personale da fuori graduatoria.
Il problema di Ustica, però, non ha a che vedere con la mancanza di insegnanti nelle graduatorie ma con l’oggettivo disagio che comporta il dover lavorare in un isola che non si trova propriamente “dietro l’angolo” (il viaggio in nave Palermo-Ustica dura un’ora e mezza). In pratica chi insegna nell’isola deve abitarci stabilmente o quasi.
Si tratta di un sacrificio poco ricompensato: le spese di viaggio sono, ovviamente, a carico dell’insegnante e i “bonus” aggiuntivi per il servizio sono molto modesti.
Ai docenti di ruolo, infatti, lavorare in una piccola isola consente di avere un punteggio aggiuntivo per la mobilità; per gli insegnanti non di ruolo è previsto il raddoppio del punteggio per i servizi prestati dall’a.s. 2003/2004 fino al 2006/2007 ma solo per le graduatorie di seconda fascia; per la terza fascia non c’è alcun “bonus”.
Questo significa che per un precario di terza fascia non c’è di fatto nessun vantaggio ad accettare una supplenza a Ustica.
A queste condizioni sarà sempre più difficile trovare docenti disposti a lavorare in una piccola isola.
Un tempo i Comuni di montagna e le piccole isole offrivano ai docenti la possibilità di essere alloggiati gratuitamente in una casa di proprietà comunale, ma adesso questi “regali” non sono più previsti.
Per la verità negli anni 50 e 60 al sacrificio di lavorare in sedi disagiate corrispondevano anche vantaggi economici non del tutto disprezzabili in quanto ogni anno di servizio veniva valutato il doppio ai fini dello sviluppo di carriera.
Ma erano altri tempi, soluzioni di questo genere sarebbero oggi impensabili, e non solo per motivi economici: probabilmente ad essere contrari sarebbero anche gli stessi sindacati del comparto che, da tempo, sono contrari a qualsiasi forma di differenziazione retributiva.
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