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Utah, troppe tasse e si pensa di tagliare il 12th grade

CobasCobas
Tempi magri per la scuola anche dall’altra parte del mondo. E non in America latina o in paesi arretrati e in difficoltà. Ma addirittura nei ricchi Stati Uniti. Per esattezza nello Utah. Dove accade che per ridurre le troppo “salate” tasse dei cittadini il senatore repubblicano Chris Buttars ha pensato bene di proporre di tagliare il budget della scuola pubblica.
Ma senza arrovellarsi di idee coperte da improbabili “ricette” pedagogiche ha preferito tagliare corto ed arrivare subito al dunque: ovvero accorciare di un anno le scuole superiori.
In questo modo il “12th grade“, l’ultimo anno di scuola superiore, diventerebbe facoltativo. Un po’ quello che sta accadendo nel nostro Paese, ma solo per i corsi professionali. Dove tra quattro anni, quando la riforma sarà entrata a regime, per oltre 100mila studenti si porrà il dubbio se lasciare al termine del quarto anno, tentando l’immediata immissione nel mondo del lavoro, oppure proseguire sino al quinto e conseguire un diploma che lascerebbe aperte tutte le porte (compresa quella dell’Università) come accade oggi.
Il problema, di non poco conto, è che negli Stati Uniti gli studenti già hanno la possibilità oggi di lasciare la scuola superiore un anno prima dei nostri. Così, se la proposta del senatore Buttars dovesse avere seguito si vedrebbero allontanati dal circuito scolastico ancora minorenni. Oppure si potrebbero iscrivere all’Università tentando di conseguire il diploma di laurea poco più che ventenni.
Da un punto di vista prettamente scolastico, invece, non cambierebbe molto: il numero dei “crediti” necessari per arrivare al diploma resterebbe tuttavia lo stesso, gli studenti dovrebbero semplicemente ottenerli più in fretta.
Chi ci guadagnerà di sicuro saranno le casse dello Utah: se la proposta diventasse legge lo Stato americano risparmierebbe, infatti, almeno 60 milioni di dollari l’anno. Non è però affatto detto che ciò avvenga. Anzi: il provveditore agli studi dello Utah, Debra Roberts, interpellata dai giornalisti, ha detto che “gli studenti hanno già l’opportunità di accorciare di un anno la scuola superiore ma in concreto nessuno finisce con un anno di anticipo, né è possibile obbligarli a fare in fretta”.
Il dubbio sorge spontaneo: ma è possibile che a pagare il conto di colpe non loro siano sempre più spesso, anche dall’altra parte del mondo, le nuove generazioni?
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Alessandro Giuliani

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