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Vacanza in Toscana con gli alunni “bulli”: le famiglie dei compagni fanno saltare tutto

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Fino ad un decennio fa la vacanza scolastica di fine anno era un rituale cui si sottraevano ben pochi. Da qualche anno a questa parte, complice la crisi economica che spesso non riescono a fronteggiare né gli istituti né le famiglie, sono sempre più frequenti i casi di scolaresche costrette a rimandare le gite all’anno successivo o, al massimo, concentrarle in un solo giorno.
Quando però i motivi dalla rinuncia sono legati alla presenza in viaggio di alcuni alunni “difficili”, di cui cinque sembra davvero terribili, il discorso cambia. Ed è quanto sta accadendo nelle seconde e terze classi delle scuole medie inferiori di San Vito, nel cagliaritano, dove la tolleranza verso un gruppetto di alunni autori di diversi atti di vandalismo ha mandato su tutte le furie i genitori dei compagni di classe.
Sebbene il Collegio dei Docenti avesse già deliberato che quest’anno la vacanza d’istruzione delle classi terminali si sarebbe svolta in Toscana, dal 19 al 24 aprile, la maggior parte delle famiglie ha in pratica boicottato l’iniziativa: come ci si può fidare a lasciare i propri figli per quasi una settimana accanto a certi “bulletti” autori di diversi episodi negativi, come schiamazzi e molestie nei confronti degli anziani che frequentano la chiesa, ed una parte dei quali già noti ai carabinieri della Compagnia del paese?
Gli insegnanti hanno spiegato alle famiglie di non averli esclusi dalla lista dei partecipanti per non discriminarli: il recupero e l’integrazione, del resto, sono gli obiettivi cui tende qualsiasi istituzione (educativa, di recupero e anche di pena). I genitori però non ci stanno. “Ci chiediamo a cosa serva essere rispettosi verso il prossimo – ha detto uno di loro ad un giornale locale – quando poi si dà l’opportunità a certi elementi di fare quello che vogliono. I nostri figli non sono sufficientemente tutelati“. Significativo è il fatto che dello stesso parere si sia mostrato anche il parroco del paese, don Elvio Puddu, una figura che tradizionalmente si trova a fianco dei soggetti “deviati”: “Questi ragazzi – ha detto il prelato – dovrebbero essere allontanati dal paese ed affidati ad un’istituzione che si occupa di casi difficili“.
Il consiglio è stato preso alla lettera dal dirigente scolastico dell’istituto, Vanni Mameli: dopo aver confermato che la scuola intende “salvare tutti, vittime e carnefici“, il capo d’istituto ha rivelato di essersi “già messo in contatto con don Ettore Cannavera, la cui comunità si occupa del recupero di giovanissimi con problemi sociali, per fissare un incontro e parlare con i genitori“. Ma siccome i tempi per l’attuazione di certi protocolli sono piuttosto lungi, nel frattempo gli organi collegiali dell’istituto non se la sono sentita di escludere i “bulli” dalla vacanza in Toscana. Anche perché, nel frattempo, si sono fati sentire pure i genitori di quest’ultimi: “A San Vito – ha dichiarato uno di loro trincerandosi dietro un rigoroso anonimato – sembra che ogni possibilità di divertimento per i giovani sia preclusa. Questi ragazzi vengono accusati per le solite bravate compiute da sempre da ogni generazione. Le accuse del parroco? Arrivano da un’istituzione che invece dovrebbe tendere loro la mano“. Quella mano che è arrivata dalla scuola. Peccato che le famiglie dei compagni la pensino come don Puddu. Il dibattito è aperto.