Periodicamente si torna parlare della durata delle vacanze scolastiche in Italia. Per fare chiarezza, come abbiamo più volte riferito, la grande diversità con gli altri Paesi risiede nella distribuzione dei giorni di vacanza, che nel nostro Paese sono concentrati nel periodo estivo, laddove in altri paesi gli stessi giorni vengono maggiormente distribuiti nel corso dell’anno. Ecco il resoconto della collaboratrice della Tecnica della Scuola Carmelina Maurizio: “Se nella maggioranza dei Paesi vi sono stop alle lezioni, di una o due settimane, molto frequenti, le vacanze estive in Italia sono tra le più lunghe, 13 -14 settimane, seguono la Spagna con 11-12 settimane, la Finlandia con 10-12, il Portogallo con 11. La Grecia e la Svezia concedono 10 settimane. Nove settimane per i ragazzi di Lussemburgo, Austria, Irlanda del Nord, Belgio, Francia. Otto settimane per gli studenti della Norvegia, 7 per i giovani danesi. Appena 6 per i ragazzi delle scuole di Regno Unito e Germania”.
Sul tema è intervenuto sulla Stampa anche Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (ANP): “Non ha alcun senso parlare di vacanze scolastiche troppo lunghe in Italia. Il numero di giorni di lezione dei nostri ragazzi è allineato rispetto al periodo di vacanza. L’alternativa sarebbe spalmarla in altri periodi dell’anno, andando a scuola per tutto giugno e luglio”.
Ma in quei mesi “fa caldo per tutti, pure per gli studenti – aggiunge – si vuole forse mandarli in classe quando fuori fa quaranta gradi? Non possiamo ignorare il clima del nostro territorio, molto diverso a seconda della regione. In Germania, Finlandia e Inghilterra, per esempio, si torna a scuola a metà agosto perché c’è una temperatura simile a quella che abbiamo noi in autunno”.
Rispetto alla possibilità di rimodulare il calendario scolastico, “tutto si può fare – commenta – ma pensando in modo organico all’intero sistema e non con soluzioni che mettono una toppa da un lato e creano una falla da un altro”. Il Pnrr “è un finanziamento una tantum. Non possiamo usarlo per assumere nuovo personale che copra quei tre mesi e l’idea di creare dei centri aggregativi con quei fondi non è fondata perché saranno usati per l’edilizia scolastica, principalmente per gli asili nido e per intervenire soprattutto al Sud”.
Per aiutare le famiglie in difficoltà in questi mesi “sarebbe opportuno creare occasioni in cui i ragazzi socializzino fuori dal periodo scolastico. Le iniziative messe in atto nei Patti educativi di comunità vanno in questa direzione: finanziare le scuole così che possano assumere personale esterno per curare gli studenti tra sport e attività ludiche,” conclude il presidente Anp.
La questione non è retorica. Tenere la scuola chiusa significa, in effetti, in molti casi, creare delle difficoltà alle famiglie, laddove non si sa dove lasciare i propri figli mentre si è al lavoro, ed è un tema giunto anche in campagna elettorale. Nel programma di Forza Italia, ad esempio, tra le misure pensate per aiutare le famiglie e i monoreddito vi è proprio la proposta di garantire centri estivi e scuole aperte anche d’estate.
Su questi argomenti il corso I patti educativi di comunità, conosciamoli fondo, in programma dall’8 settembre a cura di Lucia Dalla Montà.
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