Le tanto attese ferie estive vedono differente organizzazione e preparazione presso i singoli sistemi scolastici a livello comunitario e globale. Queste, nell’80% dei casi, corrispondono all’arrivo delle ondate di calore compatibili con il riposo e incompatibili con l’impegno mentale e fisico e – in casi particolari – con lo svolgimento delle attività. La pausa estiva resta continuamente discussa tra le forze politiche circa durata, utilità ed organizzazione: molti ritengono sia eccessivo, a livello didattico, fermare le lezioni per lungo periodo, altei sostengono invece che risultino salutari per il sistema scolastico nel suo complesso. Valutiamo assieme come sono organizzate in termini di durata e attività in Europa.
Negli USA è assai noto il summer brain drain, corrispondente ad uno ‘svuotamento cerebrale’ e limitazione delle prestazioni atto ad evidenziare il già discusso vuoto culturale provocato dalle ferie estive. A differenza degli USA, nel Vecchio Continente, la discussione circa la durata è ancora fresca e vivida ed è affine a ragioni di natura non solo storica, ma anche culturale e didattica. L’Italia, assieme ai Baltici, è il paese che concede più ferie estive, pari a 13 settimane, a studenti e personale, mentre Svezia e Finlandia si limitano a 10, seguite da Regno Unito, Danimarca e Germania ne concedono solo 6. Le ragioni sono più che altro climatiche: le lezioni non possono proseguire oltre la prima decade di giugno, corrispondente al periodo dell’arrivo del caldo che limita le funzioni di apprendimento degli studenti e di esecuzione delle lezioni. Nonostante tali impedimenti oggettivi, in Spagna si concedono meno settimane di ferie estive per via dei mid- term break, dei periodi pausa dalle lezioni nei pressi delle maggiori festività nazionali. I giorni di pausa, fattivamente, restano gli stessi ma sono meno concentrati durante le ferie estive e vedono una migliore distribuzione durante l’anno.
Per ovviare la relativa monotonia del riposo che caratterizza le ferie estive ogni paese, attraverso attività proprie del Ministero competente, ha organizzato eventi e corsi legati alle più svariate arti e pratiche. In Slovenia, ad esempio, il Provveditorato centrale all’istruzione ha coinvolto gli artigiani locali che lavorano ceramica, vetro e metalli, a fornire dei corsi di formazione retribuiti atti ad intrattenere e formare gli studenti in ferie delle maggiori città e delle località limitrofe del paese. L’iniziativa è stata accolta con rigore dai locali e dalle parti politiche. In Belgio numerosi i corsi di orientamento, escursionismo e lettura carte erogati da associazioni dedicate: intere cacce al tesoro hanno coinvolto più scuole ed istituti, ed hanno visto anche la partecipazione di genitori e docenti. Presso la capitale austriaca le maggiori scuole di ballo hanno aperto le porte agli studenti in riposo, proponendo corsi di ballo di tutti i livelli erogati gratuitamente grazie a finanziamenti interni per docenti, strutture ed accessori. Presso i villaggi ellenici numerosi studenti sono stati invitati presso laboratori di scrittura umoristica (specie in Tessaglia e Macedonia) a ripresa delle attività di redazione appartenute ai padri greci oltre due millenni fa.
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