I Paesi scandinavi, con Danimarca e Svezia in prima posizione, sono contrari al vaccino per i bambini da 5 a 11 anni. Secondo quanto è dato sapere temono che il rapporto rischio-beneficio sarebbe a svantaggio del vaccino, per causa della più bassa incidenza di malattia grave da Covid rispetto ai pur rarissimi casi di reazione avversa.
In ogni caso, a fine novembre l’Ema si riunirà per decidere, anche se il via libera appare scontato; una decisone però che, non essendo all’unanimità, potrebbe innestare nuove prese di posizione e nuove proteste proprio da parte dei genitori no-vax che soffierebbero sul fuoco creando ulteriori difficoltà contro questa parte della campagna vaccinale che gli esperti giudicano fondamentale per bloccare la diffusione del virus, oltre che per proteggere i più piccoli.
“Stiamo studiando le rarissime miocarditi insorte dopo la vaccinazione, ma parliamo di 4-7 casi ogni 100 mila mentre una reazione a un farmaco si definisce rara con meno di un caso su 10 mila. E comunque – viene precisato da parte dell’Ema italiana- da quello che abbiamo osservato con un po’ di steroidi si va a casa, mentre gli strascichi del long Covid possono essere molto più fastidiosi”.
Ma questo concetto dovrebbe essere spiegato, accettato e compreso da chi non intende seguire questa strada, temendo per la salute dei propri figli: e la percentuale sarebbe importante.
Intanto il comitato per le vaccinazioni dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie e i Cdc statunitensi hanno – spiega La Stampa- per un verso riconosciuto una “probabile associazione” tra i vaccini Pfizer e Moderna e i casi di miocardite riscontrati in ragazzi tra i 16 e i 24 anni, ma dall’altro hanno anche rimarcato che “i benefici superano i rischi”. Secondo gli esperti dei Cdc, su milioni di seconde dosi il vaccino causerebbe infatti 70 casi di miocardite, nella maggior parte di lieve entità, ma eviterebbe 5.700 infezioni da Covid, 215 ricoveri e 2 morti.
Il ministero della Salute israeliano dal canto suo rileva appena 275 casi di miocarditi su 5 milioni di vaccinati. Anche in questo caso con un rapporto rischio-beneficio a vantaggio del vaccino.
Spiega il presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts, Franco Locatelli: “L’American Academy of Pediatrics e la Sip, la Società italiana pediatria, hanno assunto una posizione favorevole sulla vaccinazione dei bambini, perché c’è una piccola quota che necessita di ricovero e qualche volta in terapia intensiva, in ragione dello sviluppo della Mis-C, la sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini”, mentre “il caso di bambini che hanno perso la vita, tra i quali non tutti avevano malattie concomitanti gravi”; così come del resto dice anche la Sip, la società dei pediatri: “I bambini si devono vaccinare perché portano il virus in casa, ma prima di tutto per proteggerli dalla malattia. Del resto negli ultimi due mesi, dal 25 agosto al 9 novembre, tra i 6 e i 12 anni ci sono stati 24.398 contagi più 239 di sindrome infiammatoria multisistemica.
Se i nostri esperti non hanno dubbi, ancor meno ne nutrono a Vienna, dove si sono aperte le prenotazioni per il vaccino ai ragazzi con novemila appuntamenti già fissati in poche ore.
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