Inizia il 12 marzo la fase più delicata e complessa per dare attuazione alle norme contenute nella legge sulle vaccinazioni obbligatorie.
L’ultima circolare congiunta dei ministeri della Salute e dell’Istruzione, emanata il 27 febbraio scorso, prevede che i dirigenti scolastici inviino una comunicazione scritta alle famiglie dei bambini non in regola con le vaccinazioni, invitandole a presentare i relativi documenti.
Per chi non regolarizzerà la propria posizione scatteranno le sanzioni stabilite dalla legge: i bambini degli asili nido e delle scuole dell’infanzia non potranno più frequentare, mentre per le famiglie di alunni degli altri ordini di scuole sono previste sanzioni pecuniarie.
Il caso più complesso riguarda nidi e infanzia, anche perché le indicazioni operative fornite alle ASL dalle diverse regioni non sono per nulla univoche.
Già in un precedente articolo ci siamo soffermati su questo aspetto.
Ma la questione è davvero complicata perché i Ministeri danno per scontato che le scuole possano tranquillamente trattare i dati relativi alle vaccinazioni, ma così non è.
Su questo punto la legge sulla privacy è chiara già ai primi di settembre il Garante lo aveva sottolineato.
Allo stato attuale le scuole non sono titolate a trattare i dati questa tipologia di dati sensibili: la legge sulla privacy, infatti, dice chiaramente che per fare ciò è necessario un apposito regolamento ministeriale.
E il regolamento attuale, il DM 305 del 2006, non fa alcun cenno ai dati vaccinali: gli unici dati sanitari degli alunni che oggi la scuola può trattare sono quelli relativi agli alunni disabili in quanto necessari alla attivazione delle misure di inclusione e sostegno.
L’operazione “vaccini obbligatori” si presenta dunque complicata e contraddittoria, come sottolinea anche Antonello Giannelli, presidente dell’ANP: “E’ evidente – dichiara Giannelli all’Ansa – che i presidi non possono far entrare i bambini nelle scuole materne e nei nidi in mancanza dei requisiti necessari, anche perché si rischierebbe l’omissione di atti di ufficio, ma è chiaro che tutto ciò è assolutamente lacerante. Sono cose che abbiamo già denunciato e ribadisco che noi presidi, insieme alle scuole, non siamo i gendarmi della burocrazia”.
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