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Vaccini, i presidi all’attacco: “Lasciati soli a gestire una questione non ancora chiara”

I presidi mettono le mani avanti: spostare la scadenza del 10 marzo, così come indicato dal ministro Salvini, servirebbe solo a mantenere il caos nelle scuole italiane. Intervenga la politica in modo chiaro e deciso sulla questione. E’ la sintesi del pensiero dei dirigenti scolastici, che tramite l’Anp e l’Andis protestano contro il perdurante clima di incertezza.

Rusconi (Anp): “La scuola non sia smistamento di tutti i problemi”

L’ANP interviene sulla questione, con Mario Rusconi, vicepresidente dell’associazione nazionale presidi, che ricorda a Unomattina (dal minuto 26:32): “chi non ha la situazione vaccinale in ordine non potrà entrare nelle scuole dell’infanzia dal prossimo 11 marzo”.

“La politica deve tenere conto di tutti i problemi concreti, continua Rusconi. La scuola non può essere lo smistamento di tutti i problemi dell’Italia. Noi presidi non possiamo fare altro che applicare le leggi”.

Il vicepresidente ANP ricorda che “semmai è la politica che dovrebbe pensare meglio a come risolvere la situazione in modo chiaro e definitivo”.

L’Andis: “Noi dobbiamo rispettare le leggi, anche se siamo contro le esclusioni”

L’Associazione Nazionale Dirigenti scolastici non condivide la soluzione indicata dal vicepremier Salvini per rinviare la scadenza del 10 marzo, fissata nel Decreto Milleproroghe 2018, quale termine ultimo per la regolarizzazione delle posizioni dei bambini non vaccinati.

In un comunicato l’associazione spiega che la motivazione addotta dal Ministro dell’Interno – “evitiamo traumi ai più piccoli” – in via di principio sarebbe condivisibile. I dirigenti scolastici sono i primi a sostenere che adottare un provvedimento di esclusione dalla frequenza potrebbe rappresentare per il bambino un inspiegabile cambiamento della sua routine quotidiana e della sua percezione del rapporto con i coetanei e le figure di riferimento. Ma nel contempo sarebbe anche per i dirigenti scolastici una decisione dolorosa e lacerante, in contrasto con i valori dell’accoglienza, dell’inclusione e del diritto allo studio per tutti, da sempre orizzonte culturale e sfondo pedagogico della scuola italiana”.

Infatti, Andis ricorda che secondo la legge attualmente in vigore, entro il prossimo 10 marzo i genitori dovrebbero esibire alle scuole la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione ovvero l’esonero o ancora il differimento della stessa o, in ultima analisi, la presentazione della formale richiesta di vaccinazione all’ASL di riferimento.

La decisione di alcuni genitori di non regolarizzare la posizione dei propri figli entro la data prevista comporterà infatti il determinarsi di una situazione di conflittualità con le scuole, che sono comunque investite della responsabilità di evitare il rischio di contagio per i bambini immuno-depressi o non vaccinabili.

I presidi lasciati soli in una questione poco chiara

L’ANDIS protesta perché ancora una volta i dirigenti scolastici sono lasciati soli a dirimere situazioni non disciplinate in modo chiaro e coerente dalle norme, atteso che le famiglie hanno avuto tutto il tempo per mettersi in regola.

Si auspica che il disegno di legge n. 770, all’esame della Commissione Igiene e Sanità del Senato, possa quanto prima regolamentare con chiarezza la materia dei vaccini e specificare in particolare:

– le fattispecie in cui scatta l’esclusione temporanea dalla frequenza dell’alunno non vaccinato e l’autorità che è tenuta a disporre tale allontanamento;

– le modalità per garantire la frequenza scolastica ai bambini immuno-depressi o non vaccinabili senza che essi siano esposti al rischio di contagio;

– le modalità di frequenza degli alunni non vaccinati della scuola primaria per i quali sia stata già pagata la sanzione pecuniaria.

Fermo restando che lo Stato deve garantire a tutti i bambini, compresi i non vaccinati, il diritto allo studio e la tutela della salute, va comunque considerato che le attività della scuola dell’infanzia e primaria non possono essere organizzate sempre in ambienti separati per evitare il rischio di contagio agli immunodepressi: la scuola del I Ciclo è uno spazio privilegiato di socializzazione, in cui i bambini si ritrovano spesso insieme fuori dall’aula a svolgere attività laboratoriali e di gruppo, a giocare, a pranzare in mensa.

Le classi aperte, la costituzione di gruppi di alunni provenienti da sezioni/classi diverse sono un’opportunità formativa prima ancora che una misura organizzativa, che trae origine dalle migliori concezioni pedagogiche ed esperienze educative degli ultimi quaranta
anni.

Troppe responsabilità

Non accettiamo l’ennesimo aggravio di responsabilità nei confronti dei dirigenti scolastici, già fin troppo oberati da adempimenti burocratici di ogni genere, che sottraggono tempo ed energie all’esercizio della leadership per l’apprendimento, principale dimensione del profilo della dirigenza scolastica.

L’ANDIS ribadisce la necessità che lo Stato stabilisca norme, procedure e indicazioni chiare e univoche sulla delicata questione dei vaccini, che ancora una volta torna a compromettere la serenità e il clima delle scuole.

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Redazione

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