A distanza di un anno dall’inizio del lockdown, il Covid-19 ha di nuovo fatto fermare l’attività didattica in ben undici Regioni. Intanto, il personale scolastico si sta vaccinando, non senza titubanze e rifiuti, anche a seguito dei casi, seppure sporadici, di reazioni alla somministrazione di dosi AstraZeneca. Ne abbiamo parlato con Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia e docente di Biologia molecolare all’Università degli Studi di Pavia. Dalle sue parole trapela estrema tranquillità rispetto a chi si è sottoposto alle vaccinazioni: effetti collaterali minimi e sopportabili, rischi vicini allo zero e vantaggi altissimi.
Professore Maga, noi siamo sentiti un anno fa, alla vigilia del lockdown. Ci disse che eravamo aperti a tutti gli scenari. Oggi la pensa ancora così?
Ci sono almeno tre novità. La prima è che siamo in grado di gestire al meglio la malattia e non siamo più presi di sorpresa. Abbiamo poi i vaccini. E questo ci pone in uno stato di maggiore sicurezza. Il terzo punto, quello meno positivo, è la stanchezza di fondo da parte della società, provata duramente dal lockdown e della circolazione del virus mai interrotta: c’è quindi diffidenza e disorientamento rispetto alle iniziative e ai vaccini. E serve migliorare la comunicazione.
Un anno fa sino a 30 anni il decorso del Coronavirus risultava praticamente benigno al 100%. Possiamo dire che è ancora così?
Ci riferivamo a quell’epoca ai dati che arrivavano dall’epidemia in Cina. Ancora oggi le persone che sviluppano sintomi gravi sono quelle dai 25-30 anni in poi. Con un aumento di questo rischio con l’età, soprattutto dopo i 50-60 anni. E molti giovani sono asintomatici, ma non è una regola generale. Ci sono patologie preesistenti, cardiocircolatorie, diabete, respiratorie, che, indipendentemente dall’età, possono portare a dei sintomi gravi.
Tra le sue varie attività, lei scrive testi di scienze per la scuola e per l’aggiornamento dei docenti, si reca in istituti superiori a parlare di scienza. Con le varianti di Covid che colpiscono i giovani, si può dire che oggi andare a scuola può comportare dei pericoli maggiori piuttosto che recarsi in altri luoghi pubblici?
Oggi c’è uno scenario leggermente diverso, perché ci sono varianti e questa fascia di popolazione ha avuto meno casi e immunità. Quindi il virus in una scuola primaria o in un asilo trova dei soggetti più suscettibili. Però la scuola rimane un ambiente controllato: dentro le scuole vengono rispettate le misure, quindi abbiamo un ambiente normalmente sicuro. Il motivo per cui oggi si sospendono le lezioni è proprio perché ci sono focolai all’interno della popolazione scolastica spesso che partono da fuori, ad esempio dalla famiglia, che se importati nella classe aumentano il rischio.
Professore, quanto è importante avere tutto il corpo docente e il personale scolastico vaccinato?
Tutte le persone che hanno un maggiore rischio di esposizione e svolgono servizi essenziali dovrebbero essere vaccinati. La categoria degli insegnanti rientra tra le categorie che hanno una rilevanza nella campagna vaccinale. Anche per garantire una ripresa delle normali attività scolastiche.
Ha fatto molto discutere la sospensione di AstraZeneca. In questi giorni si è parlato tanto dei casi di casi anomali di trombosi successivi alla somministrazione del vaccino AstraZeneca: cosa ha da dire in merito?
Per mestiere, le mie opinioni si basano sui dati. Avevamo già dati, come quelli della farmacovigilanza dell’Aifa, in base ai quali i casi di reazioni gravi per tutti e tre i vaccini interessava meno dell’1% dei vaccinati. Il resto, non hanno avuto alcuna reazione. Già sapevamo che c’era un profilo di sicurezza molto alto. Il blocco della somministrazione è stato un atto dovuto: c’erano casi che andavano investigati, anche se si trattava di un caso su un milione. Fatto sta che il rischio di trombosi per una persona infetta che arriva in ospedale è del 30%; a seguito della vaccinazione è di uno su un milione. Solo questo ci deve fare riflette sull’opportunità di vaccinarsi.
Abbiamo raccolto le testimonianze di tanti insegnanti che dopo il vaccino hanno accusato una forte stanchezza, spossatezza, mal di testa, febbre. È normale?
Assolutamente sì. Dati alla mano, non ci sono significative differenze rispetto alla tipologia e alla numerosità degli effetti derivanti da AstraZeneca, Moderna e Pfizer. Si tratta di un disagio su una quota minoritaria di vaccinati, che deriva dal fatto che il nostro vaccino per stimolare il sistema immunitario stimola anche il processo infiammatorio, che dà queste risultanze: febbre, mal di testa, dolori articolari, talvolta nausea o vomito. Sono una conseguenza normale, che si risolve senza lasciare strascichi. Il premio è però che siamo protetti dall’infezione.
Ieri su AstraZeneca c’è stato il nuovo via libera dell’Ema e dell’Aifa. Rimangono dei dubbi. Perché copre solo il 60%?
Innanzitutto, c’è un dato che deve essere corretto. In base agli studi clinici pubblicati meno di un mese fa risulta riguardo proprio ad AstraZeneca indicano che dopo la seconda dose la protezione è superiore all’80% e già dopo le prime due settimane si arriva al 70%. Quindi si tratta di valori paragonabili a quelli di Pfizer e Moderna, addirittura superiori a quelli di Johnson&Johnson che allo studio clinico è del 70%.
Ma il vaccinato si protegge da cosa? E a chi ha fatto il vaccino possiamo dire che non è esente dal Covid, ma sicuramente dal ricovero in ospedale e dalla terapia intensiva?
Protezione significa protezione dalla malattia sintomatica. Quindi, in 8-9 casi su 10 anche se mi infetto non svilupperò sintomi. Sappiamo anche che in 7 casi su 10 non mi infetterò proprio. E praticamente nel 100%, anche se in biologia non esiste, le persone vaccinate non sviluppano forme gravi. Quindi, i vantaggi sono non solo proteggere noi stessi ma anche che il virus possano diffondersi.
I 670 mila docenti e Ata che hanno fatto il vaccino da almeno due-tre giorni possono ritenersi esenti da qualsiasi reazione di un certo livello, quindi che vanno oltre per gravità a quelle previste?
Oltre il 90-95% delle reazioni secondarie al vaccino avvengono dopo le prime quarantott’ore. Sono rarissimi i casi di reazioni che compaiono dopo una settimana o dieci giorni. Invito a chi ha fatto la prima dose di AstraZeneca a sentirsi assolutamente tranquilli. E a fare la seconda dose quando sarà il momento. I vantaggi di questa vaccinazione sono enormemente superiori a qualsiasi rischio. Il rischio di morte di una persona sana che si infetta, è comunque superiore nell’avere un effetto grave dalla vaccinazione.
Perché inizialmente AstraZeneca è stato sconsigliato agli over 55 anni e poi invece ammesso?
Su questo punto c’è stata una confusione comunicativa. La prima limitazione dell’età derivava dagli studi clinici, che erano pochi sopra i 55 anni. Erano positivi, ma numericamente non davano un valore abbastanza significativo da potere essere incorporato nelle raccomandazioni. Poi rivalutando i dati, le varie agenzie, come Ema e Aifa, hanno stabilito che era efficace anche per le fasce d’età superiori. Questo però è stato visto come un cambiamento ingiustificato. AztraZeneca è però efficace sopra i 55 anni.
Cosa prevede per i prossimi giorni?
Abbiamo avuto un cambiamento repentino tra febbraio e inizio marzo. Ora stiamo più o meno sullo stesso livello. Vediamo però un aumento dei ricoverati nelle corsie d’ospedale. Non mi aspetto un aumento consistente. La situazione dovrebbe normalizzarsi. Ma l’arco temporale non sarà breve. Fino all’estate prevedo che bisognerà mantenere un livello di vigilanza abbastanza alto. Ma dipenderà molto dalla campagna vaccinale.
La scuola? Dobbiamo aspettarci fino alla fine dell’anno scolastico una apertura a singhiozzo e la Dad?
Le scuole personalmente ritengo che dovrebbero riaprire il prima possibile. Dipende sempre dall’incidenza dell’infezione: nelle zone ad alta incidenza di virus, qualsiasi attività aggregante, scuola inclusa, con tutti i parametri di sicurezza, deve essere comunque controllata. L’auspicio è che se la situazione dovesse migliorare è quello di riprendere l’attività scolastica in presenza, anche perché sappiamo bene quanto è complicato mantener la didattica a distanza.