La settimana si chiude con un’altra grana per la maggioranza politica: all’errore imperdonabile di venerdì scorso per il scambio di emendamento in Aula al Senato, con M5S e Lega votare a favore della richiesta di modifica di LeU sulla riapertura delle GaE a tutti gli insegnanti con abilitazione, il week end è stato contrassegnato dalla vicenda vaccini.
Prima di tutto perché la senatrice pentastellata Elena Fattori non è stata l’unica del suo partito a prendere le distanze dalla volontà del Governo di cancellare la norma Lorenzin che obbliga l’effettuazione dei dieci vaccini principali per frequentare la scuola fino a sei anni.
Poi, a complicare le cose, ci si sono messi i governatori, che hanno fatto sapere di vuole impugnare davanti alla Corte Costituzionale la modifica della norma in materia di obbligo vaccinale.
L’ultima tegola è arrivata nella giornata del 5 agosto, quando ha cominciato a circolare la notizia, fondata, che il decreto “milleproroghe” avrà il via libera del Senato già il 6 agosto, ma poi per l’esame alla Camera se ne riparlerà al ritorno delle ferie dei parlamentari. Quindi, nei primi giorni di settembre: considerando anche eventuali modifiche, come quella per riparare all’errore sulla riapertura delle GaE, il testo dovrà pure tornare a Palazzo Madama. Con un ulteriore allungamento dei tempi.
Alla riapertura delle scuole, a settembre, i genitori dovranno comunque presentare l’autocertificazione delle avvenute vaccinazioni obbligatorie dei figli per nidi e materne se, come è quasi certo, non sarà approvato alla Camera prima della pausa estiva prevista da martedì. Il via libera del Senato, infatti, è atteso per domani, poi le intese sui lavori a Montecitorio allo stato escludono l’ok definitivo prima delle vacanze dei parlamentari. Fuori tempo massimo per le iscrizioni a scuola.
Il problema è che la decisione di far slittare di un anno l’obbligo di presentare i certificati vaccinali per l’iscrizione alla scuola dell’infanzia e ai nidi, arriverà quindi a lezioni già avviate. E questo ha fatto ritornare in ballo, quindi da applicare, la circolare dello scorso luglio, a firma dei ministri della Salute e dell’Istruzione, Giulia Grillo e Marco Bussetti, in base alla quale i genitori devono presentare l’autocertificazione delle vaccinazioni effettuate dai propri figli.
Il testo, in deroga transitoria alla legge Lorenzin, prevede appunto che per la frequenza del prossimo anno scolastico 2018-19 basterà una dichiarazione sostitutiva delle vaccinazioni effettuate, che le famiglie saranno tenute a presentare agli istituti.
Tuttavia, ha già precisato la ministra Grillo, “la mancata presentazione della documentazione non comporterà la decadenza dell’iscrizione scolastica“.
Sempre lo stesso M5S, con il presidente della Commissione Sanità del Senato Pierpaolo Sileri, ha però anche spiegato che “l’obbligo delle vaccinazioni, come ribadito fino a ieri sera anche dal ministro Grillo, resta, così come la presentazione delle certificazioni da parte dei genitori. Nessuno abbandona la scienza“.
Anche su questo punto, quindi, i “grillini” farebbero bene a fare chiarezza al loro interno: come si fa a rispettare un obbligo, se poi non si prevede più l’esclusione della scuola in caso di inadempienza? Ciò significa che scatteranno comunque delle sanzioni alternative? Si attendono risposte.
Nel frattempo, più di 22.000 firme per chiedere di “superare rapidamente l’obbligo vaccinale e le esclusioni dei bambini 0-6 anni dai servizi per la prima infanzia”, verranno consegnate martedì 7 agosto alla ministra della Salute da due comitati spontanei nati rispettivamente in Trentino e in Alto Adige.
Si compatta, però, in contemporanea, il fronte del no alla cancellazione del decreto Lorenzin.
Il segretario Maurizio Martina ha detto che “in Parlamento il Partito democratico si opporrà con tutte le sue forze alla scelta della maggioranza di rinviare l’obbligo ai vaccini”, annunciando anche di sostenere “una Petizione nazionale a partire dalle nostre feste democratiche dell’unità e dai nostri circoli perché migliaia di cittadini possano condividere questa battaglia e chiedere anche così al governo di cancellare questo assurdo emendamento”.
E ad alzare la voce sono pure i presidi: Mario Rusconi, presidente Anp Lazio, fa notare che con “l’approvazione dell’emendamento al decreto milleproroghe, dello scorso venerdì, rinvia di un anno l’obbligo vaccinale per l’iscrizione alla scuola dell’infanzia e agli asili nido”, in pratica “i dirigenti scolastici, in meno di un mese, si sono visti modificare due volte le regole per l’iscrizione alla scuola dell’infanzia e degli asili nido”.
Solo che, continua Rusconi, “i presidi, seguendo il calendario annuale delle attività e comunque entro fine luglio, hanno già formato le classi e le sezioni, secondo i criteri stabiliti dal Consiglio d’Istituto ma senza i contenuti dell’emendamento appena approvato”. Quindi, “i decisori politici, dimostrano così di non conoscere i tempi e il calendario della scuola”.
Inoltre, “la legge Lorenzin prevede che le classi vengano formate dopo il riscontro delle ASL, ma ad esempio nel Lazio i presidi hanno dovuto procedere senza questo parere poiché l’anagrafe vaccinale regionale partita formalmente già da diversi mesi di fatto ancora non funziona, scaricando sui dirigenti scolastici responsabilità non previste”.
Infine, continua il leader dell’Anp Lazio, “per garantire ai bambini il mantenimento delle relazioni tra loro e con il gruppo classe le sezioni così formate al primo anno proseguono negli anni successivi. L’emendamento non tiene conto di questo fondamentale principio e, per assicurare la distribuzione dei non vaccinati, apre alla possibilità che i bambini possano cambiare classe”.
Morale: secondo Rusconi, “per la politica ancora una volta gli interessi di una parte prevalgono su quelli della collettività, nella scuola si antepongono agli interessi degli studenti le dispute tra adulti facendo gravare su presidi e docenti responsabilità e decisioni che invece riguardano la politica e gli amministratori”.
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