Hanno lasciato il segno le dichiarazioni rilasciate nel week end dall’assessore alla Sanità Raffaele Donini che sul ricorso all’obbligo del vaccino anti-Covid tra gli studenti, avrebbe auspicato provvedimenti “di quarantene e di Dad per gli allievi non vaccinati”, salvo poi specificare che si tratterebbe di un provvedimento necessario solo in presenza di “focolai nelle scuole” e comunque attivabile esclusivamente dalle “autorità sanitarie nazionali”. Una posizione che ha fatto riscontrare un certo scetticismo tra i sindacati. E anche da parte degli esperti, per i quali la strada della vaccinazione allargata il più possibile rimane sì la più importante da percorrere, ma l’imposizione agli studenti appare difficile da praticare. A pensarla così è anche Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico scientifico: dopo avere dichiarato all’Ansa che per evitare che a settembre ci si ritrovi con il rischio Dad bisogna cercare di “immunizzare quanti più adulti e ragazzi possibile”, Ciciliano ha specificato che la vaccinazione obbligatoria per gli studenti, “è possibile ma la vedo molto difficile”.
Le dosi sperimentate, ha anche sottolineato il membro del Cts, riguardano le fasce giovanili solo a partire dei 12 anni: “I professori e il personale scolastico per settembre saranno tutti vaccinati, mentre per gli studenti c’è il problema della fascia 0-12 anni per i quali non c’è un vaccino autorizzato”, ha detto l’esperto del Cts.
Nel Comitato tecnico scientifico, tuttavia, forse non hanno ben chiaro che una percentuale non proprio residuale dei docenti e del personale Ata continua ad avere forti dubbi rispetto alla somministrazione del vaccino sul proprio corpo: attualmente, oltre 200 mila dipendenti della scuola non si sono sottoposti nemmeno alla prima dose.
Inoltre, sin dall’inizio della campagna vaccinale, La Tecnica della Scuola ha stimato che il 10-20% di personale che non avrebbe intenzione di farsi inoculare nemmeno una dose di siero anti-Covid. I dubbiosi sono anche aumentati dopo i casi, seppure rari, di persone che hanno palesato effetti collaterali pesanti, a volte fatali.
Tanto che non pochi prof, amministrativi e collaboratori scolastici si sono tirati indietro dopo avere prenotato la loro vaccinazione.
“Dobbiamo fare in modo – ha continuato – di arrivare all’immunità di gregge, che ricordo equivale all’80% della popolazione, non della popolazione vaccinabile. Dunque è necessario spingere ancora sull’immunizzazione degli anziani, degli adulti e anche dei ragazzi dai 12 ai 18 anni”.
Quindi, Ciciliano ha concluso: “Si può pure pensare di rendere obbligatorio” il vaccino per gli studenti, sottolinea, “ma credo sia un percorso difficilmente realizzabile visti i tempi stretti ed essendo necessaria una volontà politica chiara e un percorso parlamentare ben definito”.
Su questo punto, è importante ricordare che la variante Delta che sembrerebbe trovare terreno fertile soprattutto tra i giovani.
ùTanto che lo stesso commissario straordinario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, ha detto che occorre “fare in modo che quando si arriverà all’apertura dell’anno scolastico la maggior parte” dei ragazzi venga “messa in sicurezza: ma questo – ha sottolineato il militare – deve nascere oltre che dalle dosi anche da un convincimento dei ragazzi (over 12 ndr) e dei genitori che vaccinarsi è importante, è utile ed è importantissimo per ripartire in maggior sicurezza”.
Sui vaccini anti Covid, nel frattempo, le regioni si stanno muovendo nel rispetto delle regole. Dovendo anche fare i conti con la riduzione delle dosi consegnate: sempre all’Ansa l’assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco, ha detto che “la vaccinazione a tutti gli studenti” si potrà svolgere partire dal 23 agosto, come da Piano originario.
La Puglia a luglio riceverà circa 432 mila dosi Pfizer in meno: per questo motivo la Regione ha deciso di far slittare, a data da destinarsi, le prime dosi per gli under 50 e dare precedenza ai richiami e alle vaccinazioni degli over 50: dal 5 luglio, le agende di prenotazione saranno temporaneamente chiuse.
Tuttavia, ha sottolineato Lopalco, “non abbiamo necessità di modificare i piani della seconda metà di agosto”.
Intanto, giungono rassicurazioni scientifiche sull’efficacia del vaccino contro il Covid. Anche in mancanza di effetti collaterali visibili: secondo uno studio del Dipartimento della Difesa statunitense non vi sarebbe relazione fra la comparsa di risposte del fisico e quella immunitaria.
Lo studio è stato condotto su 206 dipendenti del Walter Reed National Military Medical Center di età media 41 anni, tutti vaccinati con due dosi di Pfizer, di cui sono stati verificati gli effetti collaterali dopo la somministrazione e l’andamento del valore degli anticorpi del sangue circa 40 giorni dopo la seconda dose.
“Non abbiamo trovato nessuna correlazione tra la severità dei sintomi e il livello di anticorpi – scrivono gli autori -. Questo dovrebbe rassicurare le persone che una mancanza di effetti collaterali non significa che il vaccino non sta funzionando come dovrebbe”.
L’effetto più comune riportato è stato il dolore al braccio, lamentato dal 91% delle persone dopo la prima dose e dall’82% dopo la seconda.
La stanchezza è stata invece denunciata dal 42% dei soggetti dopo la prima dose e dal 62% dopo la seconda mentre i dolori muscolari dal 28% dopo una iniezione e dal 52% dopo due.
I sintomi sono risultati più frequenti nelle donne, nei soggetti più giovani e in quelli con un indice di massa corporea più basso.
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