Attualità

Vaccini, scuole e famiglie ostaggio delle dispute politiche: ora tutti dicono basta

A poco più di due settimane dell’inizio dell’anno scolastico continua a regnare l’incertezza sull’obbligo delle vaccinazioni per oltre un milione di alunni, ovvero quelli che frequentano la scuola fino a sei anni: un anno e qualche giorno fa, dopo 18 anni, tramite il decreto a firma dell’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin, veniva infatti introdotto l’obbligo di dieci vaccini sino a 6 anni di età, diventando indispensabili per l’iscrizione a scuola.

I sindacati Confederali chiedono chiarezza

Dopo l’alzata di scudi dei medici, alla vigilia di Ferragosto, e le confermate diatribe tra famiglie pro e contro, anche i sindacati Confederali, come già scritto, si sono fatti sentire.

“Si deve fare rapidamente chiarezza eliminando ogni dubbio interpretativo delle norme e degli indirizzi amministrativi”, scrivono Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola in un comunicato unitario, nel quale si parla espressamente di “confusione e incertezza sui vaccini”.

Dopo le ultime dichiarazione della ministra della Salute e del vicepremier Luigi Di Maio, che hanno annunciato la presentazione di un disegno di legge per l’obbligo flessibile, i sindacati maggiori del comparto scuola ritengono “indispensabile che ogni disposizione organizzativa che pone oneri e responsabilità a carico dei dirigenti scolastici e delle segreterie delle scuole debba essere oggetto di informazione sindacale”. E per questo motivo chiedono di esser convocati al più presto.

Per dare forza alla richiesta, a sottoscriverlo sono stati diversi leader sindacali: Francesco Sinopoli segretario generale FLC CGIL, Roberta Fanfarillo responsabile dirigenti scolastici scolastici di FLC CGIL, Maddalena Gissi segretario generale CISL FSUR, Paola Serafin responsabile dirigenti scolastici CISL FSUR, Giuseppe Turi, segretario generale UIL RUA e Rosa Cirillo, responsabile dirigenti scolastici UIL RUA

La richiesta: disposizioni chiare e giuridicamente fondate

Il pensiero principale va alle famiglie, agli alunni e naturalmente agli istituti, che ancora oggi non sanno quale norma dovere applicare: “Sia le famiglie che le scuole – scrivono – hanno bisogno di disposizioni chiare e giuridicamente fondate: al contrario il delicato tema delle vaccinazioni e dell’accesso alla scuola pubblica continua ad essere utilizzato per l’ennesima polemica ed è oggetto di pesanti strumentalizzazioni”.

“E’ necessario il rispetto del diritto allo studio e la buona gestione delle soluzioni che non devono e non possono essere a carico delle scuole”, hanno concluso i sindacati.

I presidi: i più in difficoltà i bambini immunodepressi

Richieste analoghe sono giunte dai dirigenti scolastici dell’Anp Lazio che paventano gravi difficoltà per scuole e bimbi immunodepressi se non sarà fatta chiarezza. “La legge Lorenzin, attualmente in vigore, impegna i genitori che hanno iscritto i propri figli all’asilo nido o alla scuola dell’infanzia a presentare il certificato vaccinale non essendo sufficiente, sempre per la stessa legge, l’autocertificazione”, spiega Mario Rusconi, presidente Anp-Lazio.

“Abbiamo apprezzato – continua Rusconi – l’intervento del Ministro Bussetti. Se inspiegabilmente non si dovesse giungere ad una decisione condivisa e basata sulle norme vigenti, si metterebbero in gravi difficoltà non solo i presidi e le scuole, ma soprattutto le famiglie dei bambini immunodepressi che sono una minoranza da proteggere, perché più debole e maggiormente esposta”.

“La scuola non può trasformarsi in uno spazio di disputa ideologica e di polemica politica, strattonata e contesa per interessi di parte”.

Perché, conclude il rappresentante Anp-Lazio, “tra qualche giorno con la ripresa dell’attività didattica, presidi e insegnanti riprenderanno la loro missione formativa verso i nostri bambini e ragazzi, c’è da augurarsi quindi un clima disteso e collaborativo tra le istituzioni, le famiglie e tutto il personale”.

Zaia (presidente regione Veneto): le leggi vanno applicate

I politici, intanto, continuano a dire la loro. “I presidi? Applicano semplicemente la legge”, ha dichiarato il presidente del Veneto, Luca Zaia.

“Io – ha spiegato – sono d’accordo sul fatto che le leggi vanno applicate. Poi ci si può domandare, di fronte al fatto che in 15 Paesi europei si applica il metodo del dialogo, come facciamo in Veneto, e in altri 13 c’è magari un solo vaccino obbligatorio, come sia possibile che l’obbligatorietà, che in Italia vige da sempre, possa funzionare adesso se prima non ha ottenuto i risultati voluti. Sempre fermo restando che noi siamo favorevoli alla vaccinazione”.

Fedriga (presidente Friuli Venezia Giulia): serve un’alleanza medici-famiglie

La presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga sostiene che sui vaccini “serva un patto, un’alleanza medici-famiglie e, al massimo, potremmo pensare a tarare l’obbligatorietà nel tempo. Vi faccio un esempio: siamo di fronte a dati troppo bassi per la profilassi anti-morbillo? Bene, allora rendiamo obbligatorio per un determinato periodo soltanto quel vaccino, non tutti, e via così a seconda delle necessità”.

In un’intervista al Messaggero Veneto, la governatrice dice che “come Regione continueremo ad applicare le leggi approvate dal Governo. Come sempre”.

Cosa dice la legge

In base alla legge Lorenzin, l’obbligo riguarda l’iscrizione ad asili nido e scuole materne, nella fascia d’età 0-6 anni, e con modalità diverse, anche elementari, scuole medie e primi due anni delle superiori, fino cioè ai 16 anni.

Le vaccinazioni diventate obbligatorie, ricorda in una scheda l’Ansa, sono: antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, antiepatite B, antipertosse, antiHaemophilus influenzae tipo b. Queste vaccinazioni sono diventate obbligatorie “in via permanente”. Altre 4 sono invece sono obbligatorie “sino a diversa successiva valutazione” dopo unaverifica triennale: antimorbillo, antirosolia, antiparotite, antivaricella. Il 4 luglio scorso, con il governo giallo-verde, le cose sembrano cambiare radicalmente.

“Tutti i bambini in classe a settembre, senza distinzioni”, la nuova parola d’ordine. Con un provvedimento amministrativo dei ministeri della Salute e dell’Istruzione, presentato dai ministri Giulia Grillo e Marco Bussetti, si procede ad una semplificazione della legge vigente sull’obbligo vaccinale: per l’iscrizione al nuovo anno scolastico, invece della presentazione della documentazione ufficiale entro il 10 luglio come previsto dalla legge, sembra bastare un’autocertificazione.

Il futuro

Il 6 agosto arriva il primo sì, da parte del Senato, al rinvio dell’obbligo vaccinale per la frequenza scolastica anche se, per il prossimo anno, i genitori dovranno comunque presentare la certificazione delle avvenute vaccinazioni obbligatorie. Palazzo Madama approva il decreto Milleproroghe, in base al quale per il prossimo anno tutti i bambini, compresi quelli sprovvisti di documentazione sulla loro vaccinazione, potranno accedere alle scuole per l’infanzia e le sanzioni per chi viola l’obbligo slittano al 2019-2020.

Il 10 agosto, in attesa che il decreto Milleproroghe venga approvato definitivamente a settembre, arriva in Senato il disegno di legge di iniziativa di un gruppo di senatori di M5S e della Lega per il cosiddetto “obbligo flessibile”: solo in caso di emergenze sanitarie si potranno adottare Piani straordinari d’intervento con l’obbligo di effettuare una o più vaccinazioni per determinate coorti di nascita e per gli esercenti le professioni sanitarie, con l’obiettivo di mantenere il livello di sicurezza delle coperture. Il mancato rispetto di questi piani straordinari di intervento potrà prevedere sanzioni da 100 a 500  euro.

Alessandro Giuliani

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