A poche ore dalla scadenza imposta dal ministero della Salute, le scuole dell’infanzia non avrebbero ricevuto nemmeno la metà dei certificati di vaccinazione dei loro alunni.
“Mancano ancora tanti certificati”, scrive l’agenzia Ansa, che a tre giorni dal 10 agosto, data limite indicata per fornire lo stato di vaccinazione (o in alternativa la prenotazione per attuare i vaccini non ancora fatti), è andata a sentire che aria tira in alcuni istituti sparsi per la Penisola.
Ebbene, tranne che in una scuola di Napoli – dove il preside Rosario Testa dice che “le certificazioni – afferma – stanno arrivando e non ci sono state particolari proteste da parte dei genitori, per ora sta procedendo tutto regolarmente”), tutti gli altri istituti interpellati si dicono in ritardo ed hanno manifestato preoccupazione.
E anche un discreto fastidio, per il carico di lavoro che il provvedimento imposto in estata sta provocando: lunghe file nelle segreterie, telefoni costantemente occupati e caselle mail intasate.
Qualche istituto dice da avere raccolto “appena il 20%” dei documenti. Nella maggior parte dei casi si tratta di genitori “ritardatari”, ma ci sono anche famiglie che non vogliono vaccinare il proprio figlio e si rivolgono al preside per chiedere quali saranno le conseguenze.
“L’accumulo di lavoro che grava sulle segreterie delle scuole è diventato insostenibile”, dice all’Ansa il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado. “Si è appesantito”, sottolinea, quando invece “avevamo chiesto al ministro dell’Istruzione di andare verso la semplificazione burocratica”.
Veniamo alle testimonianze dirette delle scuole. “All’inizio dell’anno scolastico – hanno detto da un istituto comprensivo di Casamassima (Bari) – c’è sempre un sovraccarico di lavoro. Quest’anno è incrementato. Stiamo continuando a raccogliere i certificati delle vaccinazioni, oggi la segreteria è piena di genitori in attesa”.
A Milano stesso copione. “Code ce ne sono – spiegano dall’amministrazione – sia per la questione vaccinazioni, sia per altre necessità. C’è sicuramente un sovraccarico di lavoro”.
A presentarsi a scuola o a chiamare al telefono non sono solo i genitori dei bambini della scuola dell’infanzia, ma anche degli altri gradi di scuola per i quali la scadenza è il 31 ottobre: “hanno cominciato a portare i certificati già ad agosto per paura di arrivare in ritardo”.
Pure a Roma le segreterie sono state prese d’assalto. “Abbiamo ricevuto molte richieste di chiarimento sulle procedure – spiega l’ufficio di un istituto comprensivo di Roma Nord – ci sono molti genitori preoccupati per le tempistiche. Il nostro lavoro rispetto agli anni scorsi è sicuramente aumentato”.
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“Molti genitori – aggiunge la segreteria di una scuola di Roma Sud – ancora non ci hanno portato nulla. Alcuni si sono proprio rifiutati e i loro figli si ritroveranno a non poter accedere alla scuola dell’infanzia”.
“Al momento – precisa – abbiamo ricevuto le certificazioni di circa il 20% degli iscritti, alcune adesso stanno arrivando via mail e le stiamo scaricando una a una. Ma le consegne stanno andando a rilento”.
E poi c’è “chi cade dalle nuvole”, cioè genitori che fino a ieri non erano a conoscenza dell’obbligo. “Alle nostre due scuole dell’infanzia – osserva la dirigente di una scuola di Padova, Chiara Boni – sono iscritti 160 bambini ma finora le certificazioni consegnate sono pochissime. Le lezioni cominciano il 13 settembre, non mi piacerebbe dover arrivare al punto di negare l’accesso a qualche bambino perché le famiglie non hanno ancora consegnato la documentazione”.
E una parte delle famiglie sostiene (sinceramente?) di essere all’oscuro dell’obbligo. Di certo, i tempi per attuarlo nelle scuole dell’infanzia doveva essere maggiore. Anche perché molti alunni, il 10% su tutti i cicli scolastici ma molti di più nel primo ciclo, sono stranieri. I quali, spesso d’estate si recano nei paesi d’origine. Per tornare in Italia a ridosso delle lezioni.
Concedere qualche settimana in più, a loro, ma anche agli alunni italiani che per mille motivi non hanno potuto regolarizzare la propria posizione vaccinale, sarebbe stato sicuramente meno traumatico.
Perché ora, applicando la legge, da martedì 11 settembre molti dirigenti saranno costretti a comunicare alle Asl i tanti nominativi dei bimbi non in regola o che non hanno presentato nulla. Con il rischio concreto che, a breve, vengano espulsi dalla scuola.
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