Il 22% degli insegnanti in Italia ha più di 60 anni, come rileva l’ultimo rapporto Inapp. E dunque 22 insegnanti ogni 100 vanno verso la terza dose del vaccino anti Covid. Parliamo di circa 176mila persone. Qualcosa in meno, forse, considerando i docenti fragili o chi per varie ragioni non abbia voluto sottoporsi al vaccino (complessivamente attorno ai 90mila, tra insegnanti e Ata). In molte regioni hanno aperto le piattaforme di prenotazione per i sanitari e i fragili, presto potrebbe toccare alla scuola.
Quanto ai vaccini alunni, secondo il report del Ministero della salute tra i 12 e i 19 anni sono in 3 milioni e oltre i ragazzi che si sono sottoposti alla prima dose, equivalenti al 68% della popolazione. Il 66% ha già effettuato la seconda dose. Classi sempre più sicure, insomma, dispetto di 1.243.466 ragazzi (27,3%) non vaccinati che vanno dal 19,6% della Regione Sardegna al 43,8% della Provincia autonoma di Bolzano come riporta la Fondazione Gimbe.
Sulla terza dose, il ministro della Salute Roberto Speranza porta avanti la campagna vaccinale: “Ci si può vaccinare con la terza dose a partire dai 60 anni. E invito gli tutti gli over 60 a farla, a partire dal personale sanitario e dalle Rsa, per chi siano passati i 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale. Io penso che questo sia fondamentale per proteggere ancora meglio i nostri cittadini”. E sulle scorte per la terza dose, il ministro ha risposto che “non abbiamo nessun problema, le dosi ci sono”.
Anche gli esperti virologi ed epidemiologi fanno la propria parte sulla campagna vaccinale: “Ho fatto la terza dose, sono contenta di averla fatta”. Così la professoressa Ilaria Capua, direttrice dell’UF One Health Center dell’università della Florida, a DiMartedì. E avverte: “Si sente, è una stimolazione aggiuntiva, che avviene per moltissimi tipi di vaccino. A chi la farà, dico che si sente”.
Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, avverte che la situazione europea segnala contagi da Covid in aumento, situazione che potrebbe presentarsi anche in Italia: “Anche da noi stanno per arrivare freddo e sbalzi termici – spiega ai microfoni di iNews24 -. Abbiamo riaperto le attività lavorative e le scuole. Bisognerà vedere solo quando arriverà anche in Italia il colpo di coda, ma rischiamo lo stesso scenario, con la compresenza del virus influenzale. In altri Paesi il freddo arriva prima e in più l’Uk ha commesso l’errore di aver riaperto tutto”.
E sulla variante Delta plus, spiega: “il fatto che non abbia preso così tanto slancio vuol dire che non ha una grande capacità diffusiva”.
E aggiunge: “È presente in piccole percentuali anche in Italia. Il dato inglese è intorno al 6-10% ed esiste da un po’. Sembra che non cambi le caratteristiche della malattia ma sarebbe solo un 10% più contagiosa. Quindi la colpa principale dell’Uk è non aver fatto niente. È chiaro che adesso debbano aumentare le restrizioni”.
Insomma, nel Regno Unito, secondo il virologo avrebbero fatto male i conti: “Sono stati temerari ed hanno aperto presto tutto in modo esagerato. Negli altri casi hanno vaccinato molto poco, se vediamo i morti e i malati gravi, la vaccinazione sta tenendo”.
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