Il v-day del 27 dicembre ha segnato la partenza “simbolica” delle vaccinazioni anti Covid in Italia. Da inizio gennaio dovrebbe partire l’operazione vera e propria, su larga scala e secondo le priorità stabilite. Prima saranno interessate le categorie più a rischio (medici, infermieri, personale e ospiti delle residenze sanitarie per anziani). Poi toccherà ai soggetti più fragili e ai lavoratori dei servizi essenziali, fra cui rientra tutto il personale scolastico.
Va detto che ogni Regione ha predisposto i suoi Piani, definito priorità e numeri, attivato le équipe vaccinali, organizzato la logistica. Pertanto potranno esserci tempi diversi per la chiamata del relativo personale scolastico.
Ma come risponderanno i docenti? Un sondaggio condotto dalla nostra Testata all’inizio di dicembre dava una percentuale 4 su si 10 di contrari. In dettaglio, quasi il 65% si è dichiarato favorevole, il 7% sicuramente contrario e un buon 28% incerto o poco fiducioso.
Con questi numeri, l’obiettivo dell’immunità di gregge resterebbe lontano. Ma c’è da mettere in conto che, fra qualche mese, l’opinione pubblica avrà certamente maggiore informazione, sia tecnico-scientifica sia a livello mediatico, e idee più chiare.
Molto influiranno gli “esempi” di personaggi importanti o famosi, in grado di influire sulle scelte di altri, come fin da subito hanno capito negli Usa, dove nei giorni scorsi si sono già vaccinati pubblicamente, in diretta televisiva, il presidente Joe Biden e l’immunologo Anthony Fauci, la massima autorità americana in materia di malattie infettive.
Un personaggio pubblico e autorevole, certamente in grado di influire su dubbi e scelte di altri, è il professor Andrea Crisanti, noto microbiologo dell’Università di Padova, che nel novembre scorso aveva scatenato un putiferio mediatico con una lettera al Corriere della Sera, nella quale affermava che non avrebbe fatto il vaccino fino a quando i dati di efficacia e sicurezza non fossero stati messi a disposizione della comunità scientifica. Senza esprimere alcun giudizio negativo sulla bontà del vaccino, né sulla validità della vaccinazione come il mezzo più efficace per prevenire la diffusione delle malattie trasmissibili, il professore chiedeva semplicemente spiegazioni e trasparenza, criticando il metodo degli “annunci”. “La trasparenza –disse- genera un bene prezioso, la fiducia”. In effetti, non c’è maniera migliore, per convincere gli incerti, che fornire loro tutte le informazioni che servono per cancellare i dubbi.
Ebbene, proprio nel giorno del v-day del 27 dicembre, Crisanti, sempre al Corriere, ha dichiarato in una intervista che è riuscito ad avere i dati che cercava, perché l’Fda americano ha pubblicato tutti gli studi relativi ai vaccini prodotti da Moderna e Pfizer, i primi disponibili. Alla domanda: funzionano? sono sicuri?, ha chiaramente risposto che “Sì funzionano. I due vaccini di cui hanno diffuso i dati sono da ritenersi sicuri”. Alla domanda, ancora più precisa, si vaccinerà? (quella appunto che in novembre aveva suscitato un vespaio), ha risposto chiaramente “Certo che sì. Mia moglie si è già prenotata: vive in Inghilterra e lo farà lì. Io mi trovo a Roma ma nei prossimi tornerò in Veneto e, appena possibile, mi vaccinerò contro il coronavirus”.
I dubbi riguardano adesso come la risposta protettiva del vaccino si tradurrà nell’ambito di una vaccinazione di massa dai numeri imponenti, la capacità e i tempi per riuscire a immunizzare miliardi di persone nel mondo. In Italia, occorrerà vaccinare almeno 40 milioni di persone.
Si dovranno affrontare molti problemi pratici, anche di natura logistica, occorreranno mesi prima di avere un numero sufficiente di persone con gli anticorpi.
Nel frattempo è anche importante capire, essendo il vaccino non obbligatorio, come risponderanno le categorie individuate come prioritarie.
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