La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa (del Partito Democratico) insiste: per docenti e dipendenti pubblici il vaccino anti-Covid, le cui prime dosi sono appena giunte in Italia, dovrebbe essere obbligatorio.
“In questo momento cominciare a parlare di obbligo farebbe un danno” ma “credo che fare il vaccino debba essere una precondizione per chi lavora nel pubblico”, ha detto il sottosegretario durante la trasmissione Agorà su Rai 3.
L’obbligo però non subito
Zampa ha detto che non si dovrebbe trattare di una disposizione immediata, ma da introdurre in caso di rifiuto e di ostinazione a non sottoporsi alla vaccinazione.
“Dobbiamo avere la pazienza di spiegare. La campagna di comunicazione – ha proseguito la democratica – è in partenza e sui siti di Iss, Ministero e Aifa si possono trovare fonti corrette per informarsi”.
Tuttavia, dice la sottosegretaria, “se ci rendessimo conto che c’è un rifiuto che non si riesce a superare credo andrebbe considerato l’obbligo. Non si può stare in una Rsa, dove dovresti lavorare per la salute delle persone ospitate, e mettere la loro salute a rischio”.
Poi Zampa si sofferma sul settore dell’Istruzione: “Abbiamo deciso che a scuola chi non è vaccinato non può andare, credo valga anche per operatori sanitari e insegnanti”.
Già ad inizio mese…
Già ad inizio dicembre, ospite a Carta Bianca della giornalista Bianca Berlinguer, la sottosegretaria Sandra Zampa era intervenuta sul tema Covid e vaccino, affermando: “Penso che per gli insegnanti il vaccino contro il Covid dovrebbe essere obbligatorio. Così come per tutte le persone che lavorano con il pubblico”.
Polemiche in arrivo
Qualora il progetto della sottosegretaria dovesse tradursi in una norma, che obbligherebbe il personale docente a vaccinarsi, è probabile che parte della categoria non digerirebbe volentieri il provvedimento.
A questo proposito, basta ricordare il sondaggio svolto a dicembre dalla Tecnica della Scuola: degli oltre 2 mila docenti che hanno risposto alla domanda “lei si sottoporrà alla vaccinazione anti-Covid”, solo il 43,2% ha detto sì, a fronte di un 40,7% che non lo farà e di un buon 16% che non è ancora convinto.