L’obbligo vaccinale scuola è l’unico modo per arrivare a immunizzare i 220 mila docenti e Ata che sino ad oggi non hanno fatto nemmeno una dose anti-Covid? Il dibattito resta aperto, anche perché all’inizio del nuovo anno scolastico manca ormai poco più di un mese. Per comprendere le ragioni di chi non vuole vaccinarsi, La Tecnica della Scuola ha intervistato uno dei lavoratori scolastici che ha deciso di sottrarsi alla somministrazione del siero. Abbiamo cercato di comprenderne le ragioni e di capire fino a quando ha intenzione di mantenere la posizione di intransigenza. Il docente si chiama Massimo Gentile ed insegna diritto nella scuola superiore.
“Premetto che non sono un cosiddetto no vax – dichiara il prof illustrando la sua posizione contraria al vaccino -, ho sempre confidato nella scienza. Non mi sono vaccinato e sono arrivato a questa conclusione documentandomi, ascoltando interviste, leggendo articoli di diversi medici e scienziati. E poi mi sono insospettito dalla mancanza di dibattito, è mancata la pluralità. È mancato il confronto di punti di vista differenti e mancata la pluralità la dialettica democratica e scientifica. La gente si sta chiedendo come mai mancato il dibattito scientifico la pluralità di interpretazioni. Una volta c’era la tribuna politica, adesso ci dovrebbe essere per lo meno una tribuna scientifica”.
Il professore Gentile sostiene che “abbiamo dovuto aspettare un anno e mezzo” per ascoltare voci fuori dal coro: “poche settimane fa, un noto giornalista televisivo è apparso in due trasmissioni dicendo quello che ho appena detto. E poi questa volontà insistente di imporre a tutti i costi la vaccinazione con dei farmaci sperimentali la cui innocuità ed efficacia sono ben lontane dall’essere provate. Le stesse case farmaceutiche dovranno formulare una relazione tra il 2023 e il 2024”.
“Un discorso a parte – continua il docente – poi meriterebbero le cure alternative ai vaccini: si sono dimostrati sicuri ed efficaci nel contrastare il Covid, ci sono molte testimonianze a riguardo sia italiane sia internazionali ma anche in questo caso ripeto, anche qui, c’è stato un silenzio assordante. Per questo voglio un po’ aspettare, rendermi conto meglio”.
“C’è stato recentemente un provvedimento – continua – approvato dal Garante per la protezione dei dati personali intitolato ‘Vaccinazione nei luoghi di lavoro’. Tra le righe si legge che il datore di lavoro non può acquisire l’informazione relativa all’intenzione dei propri dipendenti di aderire o meno alla campagna vaccinale. Sottolinea la libertà di scelta in ambito vaccinale. Il Garante è stato inequivocabile”.
A proposito della normativa sulla privacy, il docente ricorda che “in un provvedimento pubblicato in data 13 maggio 2021 approvato dal garante per la protezione dei dati personali, intitolato ‘Vaccinazione nei luoghi di lavoro indicazioni generali’, tra le righe si legge testualmente che il datore di lavoro non può acquisire l’informazione relativa all’intenzione dei propri dipendenti di aderire o meno alla campagna vaccinale. Come non è peraltro consentito far derivare alcuna conseguenza, né positiva né negativa, in ragione della libera scelta del lavoratore in ordine all’adesione o meno alla campagna”.
Qual è la situazione in ambito europeo? Gentile cita “il Consiglio d’Europa, che non fa parte dell’Unione europea ma è un organo un organo assestante che si occupa soprattutto di protezione di garanzia in merito alla democrazia e diritti umani, si è espresso lo scorso giugno con una risoluzione che sottolinea proprio il bisogno di assicurare una scelta consapevole e libera, senza alcuna forma di discriminazione o svantaggio per coloro che decideranno di non sottoporsi al vaccino sottolineando che eventuali certificazioni vaccinali dovrebbero avere il solo scopo di monitoraggio”.
E ancora: “a questo riguardo, ultimamente, pochi giorni fa, sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea invece è stata pubblicata una raccomandazione. E il regolamento dell’UE ha una forza vincolante ed esecutiva predominante rispetto alle cosiddette leggi ordinarie degli Stati membri, cioè diventa direttamente esecutiva, quindi non c’è bisogno di una legge che lo ne autorizzi l’efficacia, da parte dello Stato membro: fa parte delle norme diciamo di rango di rango primario. Addirittura da alcuni giuristi i regolamenti UE sono stati considerati alla stregua delle norme costituzionali. Ebbene, nell’articolo 36 c’è scritto che è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta”.
“Io tengo particolarmente a questa parola discriminazione: non bisogna discriminare le direttamente né indirettamente le persone che non sono vaccinate”.
Il premier Mario Draghi ha detto che non vaccinarsi non è soltanto una scelta che reca a rischio per il diretto interessato, ma è una scelta che può potenzialmente danneggiare tutti. Come commenta questa posizione?
“Siamo un po’ disorientati – replica il professore – , per via delle esternazioni a volte contrastanti. Un consigliere del ministro della Salute, pochi giorni rispondendo ad una domanda su come nascono le varianti ha dichiarato che il virus trovando un soggetto vaccinato, che quindi in qualche modo gli resiste, cerca di identificare le strade per aggirare la vaccinazione. Quindi, la genesi della variante deriverebbe dal soggetto vaccinato. Inoltre, poche ore fa il presidente dell’ordine dei medici di un’importante città ha affermato che il vaccino non ha fermato, perché se andiamo a leggere i bugiardini delle terapie sperimentali c’è anche scritto che il vaccino protegge dalla malattia, dai sintomi della malattia, ma non protegge dall’essere un contagiante”.
“Il documento usa proprio questa espressione, cioè posso essere vaccinato e contagiare, quindi essere infettante. Quindi, può essere un pericolo per sé stesso e per i non vaccinati il non vaccinato ma ha anche aggiunto che pure i vaccinati possono essere un pericolo”.
“D’altronde – continua Gentile – se guardiamo a livello a livello statistico e diamo uno sguardo alla situazione degli altri Paesi, in particolare quelli più vaccini, tipo Israele e Regno Unito, scopriamo che i contagi stanno addirittura aumentando. Sull’efficacia del vaccino, poi, sarebbe da aprire un altro discorso”, in particolare “sull’efficacia della riduzione del rischio relativo e la riduzione del rischio assoluto”. È un dato di fatto, comunque, “la recrudescenza di questa di questa malattia, soprattutto in termini di varianti”.
E se a fine agosto il governo dovesse optare per l’obbligo vaccinale? “La coercizione – risponde l’insegnante – spesso ottiene l’effetto contrario”.
Per questo serve “un invito al dialogo: è mancata la discussione pubblica. Dalla tribuna scientifica, dalla dialettica dei diversi punti di vista, può emergere una verità condivisibile, senza discriminazioni. Riprendendo quel quella bella parola come la locuzione del regolamento europeo: ‘senza discriminazioni’”.
Secondo il docente di scuola superiore “l’auspicio è che si segua l’insegnamento di Aristotele: quello di utilizzare una bellissima espressione, Aristotele” auspicava l’introduzione della “legge e della ragione senza passione. Lasciamo perdere i capricci le emozioni negative, concentriamoci sulla ragione. Spero che il legislatore segua questo concetto bellissimo”.
Però non ha risposto, come si comporterà se sarà costretto a vaccinarsi? “Vediamo, con il tempo potrebbero essere nel frattempo autorizzate delle nuove terapie. Vediamo, il tempo è sempre amico della verità”.
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