Cresce la spinta per l’obbligo della vaccinazione anti-Covid dei docenti e del personale Ata: dopo le dichiarazioni favorevoli espresse da diversi politici e anche da qualche sindacalista, pure attraverso l’introduzione del green pass per operare nelle scuole, domenica 18 luglio sono usciti allo scoperto una ventina di giuristi e avvocati tra cui Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, e Pietro Ichino, professore emerito di diritto del lavoro: hanno inviato una lettera direttamente al premier Mario Draghi.
Il problema è reale: dall’ultimo bollettino settimanale governativo sull’andamento del Covid-19 in Italia rimangono infatti da vaccinare, senza nemmeno una dose, ben 221.354 lavoratori della scuola, tra docenti e non docenti. E sono stati appena 2 mila quelli che nell’ultima settimana hanno provveduto a farsi somministrare il vaccino.
Nel frattempo stanno ricrescendo i contagi, per via delle cosiddette varianti, soprattutto tra i giovani, tanto che l’età media è ormai collocata attorno ai 28 anni.
Ecco, allora, che il gruppo di giuristi ha deciso di chiedere una legge che imponga l’obbligo vaccinale per insegnanti e altro personale scolastico, da attuare prima della ripresa delle lezioni in presenza, quindi entro metà settembre.
Nella missiva, i professori esprimono al premier la loro “profonda preoccupazione” per il fatto che tutt’oggi non sanno se e come si intenda garantire un inizio del prossimo anno scolastico in presenza per tutti gli studenti italiani ricordando gli ultimi risultati dei test Invalsi, pubblicati qualche giorno fa, che “hanno purtroppo certificato il drammatico arretramento dei livelli di apprendimento causato dall’emergenza della pandemia in tutta la scuola italiana”.
I giuristi ritengono quindi che per “sventare il rischio di un altro anno funestato dal confinamento a casa di bambini e ragazzi, sia indispensabile una legge che condizioni all’avvenuta vaccinazione l’ammissione al lavoro del personale scolastico e la frequenza delle lezioni agli studenti, con la sola eccezione di coloro per i quali ci siano controindicazioni mediche”.
Il gruppo di esperti di giurisprudenza dice, infine, di essere cosciente delle “delle resistenze verso questo tipo di provvedimento”, confidando che Draghi “saprà richiamare il governo e il parlamento alla necessità di assumersi questa responsabilità verso il paese e verso l’istituzione scolastica, che è così fondamentale per il futuro dell’Italia e in particolare dei suoi giovani cittadini”.
Per il premier e tutto il governo non sarà semplice decidere sulla richiesta. Ricordiamo che da un recente sondaggio della Tecnica della Scuola il 60% dei docenti ha detto ‘no’ all’obbligo vaccinale.
I motivi della diffidenza sono nostro avviso diversi: fondamentalmente, la mancata volontà nasce dalla diffidenza nei confronti del vaccino ovvero dal fatto che fare una dose di AstraZeneca viene considerato pericoloso (soprattutto per le donne, che non nella scuola costituiscono oltre l’80% del personale).
Poi c’è il popolo dei no vax che anche tra il personale scolastico sicuramente è presente.
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