Il Vaiolo delle Scimmie, o MonkeyPox, è un virus che sta destando preoccupazione in tutto il mondo. Si tratta, come riporta l’Iss, di un’infezione zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo) causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (Poxviridae).
Dall’inizio di maggio ad oggi il virus ha avuto modo di diffondersi, provocando anche i primi decessi, ad oggi cinque. La divulgatrice scientifica Ilaria Capua ha scritto un articolo pubblicato sul Corriere della Sera in cui ha riflettuto sulla malattia e le sue conseguenze, pensando anche al mondo della scuola e all’imminente ritorno tra i banchi.
Secondo la Capua bisogna intervenire adesso per contrastare il Vaiolo delle Scimmie, che al momento ha infettato solo 400 persone in Italia. “Ci darà filo da torcere se non interveniamo adesso”, ha detto la studiosa.
Ilaria Capua ha cercato di fare chiarezza sul virus, spiegando che bisogna stare all’erta: “Questa non è una malattia sessualmente trasmessa come l’HPV o l’HIV. E’ una malattia che di norma si trasmette per contatto diretto (che include il rapporto sessuale) ed in alcuni casi anche per via respiratoria. Si potrebbero infettare le persone che vivono a contatto con le persone attualmente infette tra cui anche i bambini, che da settembre andranno a scuola. E lì sappiamo che è proprio difficile controllare le infezioni”.
Il Vaiolo delle Scimmie sarà un ulteriore problema che dovranno affrontare all’improvviso insegnanti e dirigenti scolastici già alle prese con il Covid, che nonostante sia un ostacolo da ben tre anni è ancora fonte di dubbi e incognite?
“L’infezione si trasmette anche fra le persone, ma generalmente i focolai negli umani si estinguono perché non c’è una fonte di contagio continua che alimenta e permette all’infezione di espandersi. Negli ultimi anni però il contagio ha preso un giro nuovo, estendendosi e perpetuandosi – ha continuato la Capua – in giovani maschi che hanno abitudini sessuali promiscue, in particolare con uomini. Ma finché questa circolazione virale su «altri binari» non si è verificata fuori dall’Africa, non se ne è occupato nessuno. Da qualche caso segnalato ai primi di maggio siamo arrivati a circa 20 mila casi di infezione di MPX fuori dal continente africano”.
“La verità è che bisogna agire su più fronti in maniera coordinata comprendendo la circolarità del problema. Bisognerebbe creare presidi medici per le persone a rischio che garantiscano l’anonimato e fare informazione su come prevenire l’infezione. Informare sulla vaccinazione ed offrire la somministrazione di vaccino a chi ne facesse richiesta, prendendo esempio dagli USA. È però anche essenziale smaltire qualsiasi materiale entrato a contatto con le lesioni cutanee in maniera idonea”, ha concluso la studiosa cercando di fornire soluzioni pratiche da adottare contro i contagi da Vaiolo delle Scimmie.
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