Dalla nostra lettrice, dirigente scolastica, Anna Maria De Luca riceviamo e pubblichiamo.
Auerbach (David, non Erich: secondo il New York Times fu lui ad aver introdotto le emoticon in America) già nel 2012, individuava tre “economie” tipiche di internet: l’economia dell’offesa, quella dell’irrealtà e quella del sospetto.
A leggere i commenti nei social del ministro Valditara, la tripartizione di Auerbach sembra davvero scientificamente applicata. Qualunque notizia il ministro scriva in rete, che sia la premiazione di studenti al festival di Venezia, il decreto per l’educazione civica o qualunque altra cosa, la risposta della rete è sempre la stessa: un fiume di richieste di assunzioni da parte di precari e idonei, come se l’unico problema della scuola fosse quello di essere un ufficio di collocamento.
Risposte che niente hanno a che fare con la natura dei post, ma cosi inondanti ed evidentemente organizzate – per stessa ammissione di alcuni che commentano copiando sempre le stesse frasi – che il ministro ha deciso di rispondere con un video ad hoc, inequivocabile nei contenuti. Ma anche in questo caso, invece di ascoltare il video contenente tutte le spiegazioni del caso, pioggia di richieste di assunzione senza fine.
Per Auerbach, l’economia dell’offesa nasce da pregiudizi e rancore di carattere sociale e culturale che si esprime in una pluralità di interventi orientati a creare una identità di gruppo impermeabile al confronto. Una funzione ostile, quindi, che sfocia nella produzione delle macchine del fango per farle diventare virali e delegittimare le istituzioni.
E’il caso delle risposte social, assolutamente impermeabili al confronto, nel Facebook del ministro alla spiegazione sul perché bisogna fare i concorsi PNRR.
Se i posti disponibili erano 64mila perché ne sono stati messi a disposizione per le assunzioni, sia per i concorsi sia per le assunzioni fuori dallo schema del PNRR, 45mila, cioè 19mila in meno?
La spiegazione del ministro, nel video, è più che chiara: “ Questo era lo schema originario del PNRR che prevedeva, secondo un accordo del governo precedente tra il ministro Bianchi e la Commissione Europea, che entro il 2024 noi avremmo dovuto assumere ben 70.000 docenti vincitori di concorso PNRR. Noi abbiamo trattato con la Commissione Europea perché ritenevamo che fosse troppo rigido questo vincolo, francamente irrealistico. E abbiamo ottenuto di poterne assumere 70.000, sulla base di tre tranches: ventimila nel 2024, ventimila nel 2025 e trentamila nel 2026”.
Che non ci sia alternativa è chiaro: se il Ministero non riuscirà ad assumere i 70.000 docenti con le nuove procedure volute dalla Commissione Europea e dal precedente governo (cioè solo i vincitori del nuovi concorsi), l’Italia intera, e quindi non solo il sistema istruzione, rischia di perdere l’ultima tranche che ammonta a 24 miliardi di euro.
Questo perché la Commissione Europea considera solo le assunzioni fatte con i concorsi PNRR e non le altre. Ragionevole e chiara la spiegazione del Ministro, ma precari e idonei sembrano non voler sentire: vogliono il posto e basta.
Sono appunto, come direbbe Auerbach, impermeabili al confronto, come monadi isolate dal mondo e non in un sistema Paese compreso nel sistema Europa.
E qui scatta la seconda valutazione di Auerbach: l’economia del sospetto. Ecco quindi emergere, tra i commenti social, nickname dietro cui nascondersi, profili fakes, false identità che ci portano nell’universo parallelo dominato dai troll: interventi provocatori, accuse infondate, notizie false. I trolling delineano due scenari pervasivi: fake news e scetticismo verso tutto ciò che è istituzionalmente riconosciuto.
Tutto ciò poi va inquadrato nello scenario post pandemia: è umanamente comprensibile che un evento in grado di cambiare un’epoca, come appunto una pandemia, abbia anche la forza di generare spiegazioni semplici, più facilmente recepibili dalla popolazione rispetto ad analisi vere e complesse.
Teorie semplici, complottiste, perfette per la manipolazione della coscienza collettiva appunto in quanto dirette alla fascia più condizionabile della popolazione.
Ed ecco emergere tra i commenti frasi come “ai governi fa comodo il precariato” ed assurdità del genere. In questa ottica rientra, chiaramente, anche la costruzione del colpevole, che sia in carne e ossa o inventato poco comporta. Ed ecco quindi che responsabile di trenta anni di precariato diventa chi è ministro da neanche due anni e che, avendo obiettivamente ereditato la situazione attuale, cerca di trovare soluzioni idonee, addirittura chiedendo all’Europa di modificare la rigidità condivisa dai governi precedenti. E lo spiega. E lo condivide nei social.
Ma la rete che vuole essere sorda invece di ascoltare e comprendere, si fa impermeabile in modo organizzato. Ed ecco quindi la terza economia del web individuata da Auerbach già nel 2012: l’economia dell’irrealtà. A tutti noi resta una capacità umana da applicare: intelligere.
Prerogativa che dobbiamo tenerci ben stretta, guai ad affidarla al web o, peggio, alle macchine pensanti per noi.
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