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Valditara: docenti sereni se hanno stipendi più alti, anche usando fondi Pon e Pnrr. Caso (M5s): rinnova i contratti coi soldi portati da Conte

“Cercherò di battermi, pur in un contesto non facile, per far aumentare gli stipendi, mi batterò per far avere più soldi agli insegnanti magari usando i Pon o i fondi Pnrr”: farà piacere molti insegnanti l’impegno assunto il 19 aprile, assieme ad altri due, dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Intervenendo al seminario dello Snals-Confsal, il numero uno del dicastero bianco ha detto “questa è la vera grande battaglia” e per vincerla si accettano strade alternative.

Ma cosa accadrà quando finiranno Pnrr e Pon?

L’obiettivo del sostanzioso incremento stipendiale fa sicuramente onore al ministro in carica, anche se rimane da capire dove si andranno a reperire i soldi degli aumenti stipendiali tra alcuni anni, quando termineranno le risorse del Pnrr e dei Pon (che non possono essere considerati finanziamenti strutturali e regime).

Di sicuro, Valditara ha voluto fare intendere che per raggiungere lo scopo è disposto a racimolare tutti i fondi possibili.

Più soldi, più serenità

Inoltre, il responsabile dell’Istruzione nazionale ha detto che intende centrare altri due obiettivi: “rimettere al centro la scuola del dibattito pubblico italiano” e “avere una visione strategica, e non una riformetta qui e una là”.

Il ministro ha quindi detto di volere “una scuola serena, dove gli insegnanti entrano a scuola serenamente. Ecco perchè ci tengo tanto anche al rispetto della figura dell’insegnante, ecco perchè i cellulari” vanno lasciati nella borsa.

Per Valditara si tratta di “una questione semplicemente di rispetto. Così come lo Stato che si costituisce parte civile. Tutte queste sono piccole cose ma devono restituire valore, dignità, autorevolezza agli insegnanti, che devono entrare in classe serenamente. Perchè è ovvio che se tu dai condizioni economiche un pò più dignitose, l’insegnante capirà che non stai sfruttandolo“.

Il ringraziamento ai prof

Il ministro ha anche rivolto un ringraziamento agli insegnanti “perchè pur con stipendi modesti, mediocri, stanno facendo una missione ma noi non possiamo sfruttare questa generosità. Dobbiamo avere il coraggio, la capacità di trovare risorse magari anche dal privato. Perchè anche i privati devono mobilitarsi perchè la scuola è di tutti”.

Un concetto, quest’ultimo, che il numero uno del Mim aveva espresso anche un mese e mezzo fa a Firenze nell’ultimo giorno di Didacta 2023. Ed è per questo, ha concluso Valditara, che “penso ad una grande alleanza per la scuola italiana”.

Caso (M5s): il ministro è lui, perché allora fa tagli?

Le dichiarazioni di Valditara avranno fatto piacere a diversi insegnanti. Ma di sicuro non a tutti i politici. Forti critiche sono giunte dal deputato M5s Antonio Caso, che opera in Commissione Istruzione alla Camera: “Abbiamo un ministro dell’istruzione come Valditara che parla come se fosse un parlamentare dell’opposizione”, ha detto l’on. Caso.

Il ministro, ha continuato, definisce “mediocri gli stipendi dei docenti e del personale scolastico e dice che si batterà per far avere più soldi agli insegnanti. Bene, è lui il ministro: se lo vuole fare lo faccia sul serio. Peccato che sin qui abbiamo assistito a un film totalmente diverso, con aumenti risibili e tagli indiscriminati che sacrificano il nostro principale istituto democratico sull’altare dell’austerity”.

Il deputato grillino quindi dice che “il Movimento 5 Stelle si sta battendo per difendere la scuola pubblica, evitando i tagli al numero di scuole, impedendo il realizzarsi dell’istruzione differenziata, riducendo il fenomeno delle classi pollaio, contrastando l’abbandono scolastico e la povertà educativa, e lavorando per aumentare gli stipendi dei nostri docenti che sono tra i più bassi di Europa”.

“Se Valditara vuole aumentare le risorse per la scuola lo faccia, peccato che nel DEF non ci sia traccia di questi incrementi salvo quelli legati ai fondi del PNRR portati da Giuseppe Conte. Si tratta quindi di interventi non strutturali che, in mancanza di risorse aggiuntive, rischiano di far tornare la spesa all’insufficiente livello precedente”, ha concluso Caso.

Alessandro Giuliani

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