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Valditara contro l’uso del telefono cellulare fino alle medie: crea solo dipendenza, la scuola insegni

“Che senso ha il cellulare alla scuola infanzia, alle scuole elementari o alle medie? Non vedo nulla di didattico e anzi, meno abituiamo i ragazzi al cellulare meglio è per loro, altrimenti si crea dipendenza”. A dirlo, durante il convegno Snals a Roma sull’intelligenza artificiale, è stato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.

“I danni del cellulare sono notevoli e la rete ed i social sono estremamente pericolosi, non abbiamo idea di quello che si annida dentro, soprattutto per i ragazzini, serve cautela nell’uso dei social. Una delle spiegazioni del degrado della società è anche per lo scatenarsi di odio che si scatena nei social”.

“Per questo – ha continuato il ministro – ho ripreso la circolare del 2017 sull’uso dei telefonini: il cellulare in classe non deve essere usato ma vado oltre: un conto è il tablet ma trovo grave che un bambino di 6 anni impari a stare tutto il giorno sul cellulare. Dalla scuola parte il grande cambiamento, guardate quanto è degradata questa società”.

Quindi, Valditara ha parlato dell’aumento di casi studenti che adottano violenza, anche a scuola. “Quando vedo dei ragazzini che picchiano un anziano perchè si è permesso di riprenderli, devo dire che la società è degradata e dalla scuola deve partire un messaggio forte; sono il primo ministro ad aver messo al centro il principio di autorità democratica che non c’entra nulla con l’autoritarismo”.

E per il ministro “anche il principio di responsabilità è importante. Quando sono andato a visitare la famosa scuola di Milano a cui avevamo appena regalato le Lim, le ho viste distrutte. Avevano preso i pc e li avevano lanciati dal secondo piano e si erano sfasciati, tagliato tutti i fili della luce, distrutto pure i bagni, divelti. Avevano preso gli schiumogeni e sporcato tutta la scuola che è stata chiusa per tre settimane per ripulirla, con danni per 70 mila euro. E’ stato calcolato che per danni in 3 scuole di Roma a novembre i costi sono stati di 350 mila euro; per questo dico: chi rompe paga”.

Alessandro Giuliani

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