Sono passati oltre sette mesi dall’insediamento del professore Giuseppe Valditara al ministero dell’Istruzione e del Merito: La Tecnica della Scuola lo ha incontrato per fare il punto della situazione. Diversi i temi toccati: dispersione scolastica, divari di competenze territoriali, aumento dell’autorevolezza dei docenti, più soldi al personale e tutele dalle aggressioni, assicurazione automatica per tutti, anche per gli studenti, in caso di incidenti a scuola, in itinere, durante gli stage o le visite didattiche esterne.
Ministro Valditara, lei ha trasformato la dicitura del ministero in Ministero dell’Istruzione e del Merito e più volte chiarito che il merito non è escludere o selezionare: si tratta, piuttosto, di tirare fuori il meglio da ogni studente Come si fa quando però il ragazzo è riluttante e in difficoltà, la famiglia non lo segue, è in pratica disinteressato allo studio?
Per questo problema abbiamo lanciato la figura del docente tutor, che tra l’altro ha avuto un successo incredibile con il 99,8% di scuole che ha risposto positivamente; credo che in tutta Italia soltanto otto scuole superiori non hanno partecipato a questa sperimentazione. Oltre 52.200 docenti si sono iscritti, a fronte della richiesta da parte nostra di 37.000 tutor: è una figura che io ritengo molto importante per personalizzare la formazione e, in accordo con altri colleghi, per costruire un percorso per far sì che il ragazzo con problemi possa recuperare anche con la didattica extracurricolare. Abbiamo trovato per la prima volta le risorse non solo per pagare il docente tutor, ma anche per gli insegnanti disciplinari che di pomeriggio piuttosto che durante le vacanze estive, potranno costruire quel percorso di personalizzazione per far sì che il ragazzo che ha un ritardo nell’apprendimento in determinate materie possa mettersi alla pari. Ma anche per valorizzare i talenti di ciascuno, per fare sì che quei ragazzi che in classe si annoiano perché sono più avanti, possano accelerare il loro percorso. Questa è la risposta, insieme col docente orientatore: consentire alle famiglie e agli studenti di fare delle scelte opportune.
Per il Meridione avete introdotto a Catanzaro l’Agenda del Sud: è la prima volta che il ministro dell’Istruzione presenta un progetto così imponente per combattere la dispersione. Non crede che sia opportuno che anche altri ministeri supportino la scuola?
Abbiamo lanciato una grande sfida proprio per combattere la dispersione scolastica ma soprattutto per consentire a tutti i ragazzi italiani, a prescindere da dove vivono, di potere raggiungere gli obiettivi formativi per essere cittadini attivi e trovare un posto di lavoro che li soddisfi. L’Italia, purtroppo lo sappiamo, è spaccata in due da questo punto di vista: noi vogliamo mettere la parola fine a questa spaccatura, da qui la sperimentazione in dieci punti. Abbiamo presentato il progetto in Calabria ma ovviamente riguarda tutte le regioni del Mezzogiorno: d’intesa con l’invalsi abbiamo individuato 210 scuole e probabilmente riusciremo a trovare nei prossimi giorni ulteriori risorse per estenderlo ad altre scuole.
Con quali tempi?
Il progetto partirà già da settembre: è un percorso con più insegnanti delle scuole individuate, con corsi di formazione specifici per i docenti che insegnano in quegli istituti e con più soldi per pagare le attività extracurricolari. I docenti, quindi, verranno formati per supportare i ragazzi e per potenziare l’offerta formativa, con il coinvolgimento delle famiglie e dei genitori. Insomma, ci sarà un’estensione del tempo a scuola, con il tempo pieno in tutti gli istituti coinvolti. Insomma, una vera e propria rivoluzione che se funzionerà sarà estesa a tutte le scuole del Mezzogiorno che in qualche modo manifestano criticità o che si trovano in aree disagiate.
Il problema però non riguarda solo il Sud Italia?
In effetti il tema è internazionale: ne ho parlato già con il ministro francese dell’Istruzione, perché anche loro hanno problemi analoghi a quelli dei nostri figli. E voglio portare queste nuove buone pratiche sul tavolo di Bruxelles, in modo che si possano condividere e recepire suggerimenti anche dagli altri governi. Credo che possa essere un esempio la nostra sperimentazione. Certamente, risulta molto stimolante la collaborazione con gli altri ministri: voglio solo citare il ministro dello Sport, con cui stiamo parlando per una serie di interventi importanti, finalizzati a garantire e coinvolgere sempre di più i ragazzi; perché lo sport è anche strumento di recupero della dispersione, momento di valorizzazione dei giovani e trasmissione di valori importanti.
Ministro, c’è una novità per gli insegnanti e per il personale della scuola: è l’assicurazione cosiddetta unica. Ci spiega in cosa consiste?
Sì, per la prima volta abbiamo introdotto l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro anche in itinere. Cioè, anche il personale che si reca a scuola e Dio non voglia si dovesse slogare una caviglia o rompere una gamba: ecco, questo è un caso di operatività perchè scatta l’assicurazione sugli infortuni: tutti i dipendenti pubblici la avranno, perchè tramite la scuola, in collaborazione con il ministro del lavoro Marina Calderone l’abbiamo estesa 1.200.000 persone. Ma non solo: abbiamo esteso questa assicurazione anche agli studenti, per qualsiasi incidente dovessero avere a scuola e pure durante le gite scolastiche. Prima erano le famiglie che dovevano affrontare questo onere: oggi invece è a carico dello Stato.
Ma qual è lo spirito dell’assicurazione?
Rientra in quell’insieme di riforme che abbiamo avviato per ridare autorevolezza in docenti: sin dall’inizio del mio mandato ho sottolineato che l’obiettivo sarebbe stato quello di riportare nella società e all’interno degli istituti l’autorevolezza di tutti i docenti e del personale della scuola.
Ridare autorevolezza ai docenti significa difenderli contro le aggressioni, aumentare gli stipendi previsti dal contratto (come è stato fatto a dicembre 2022 con il rinnovo economico 2019/21 n.d.r.), significa anche dare a loro un’assicurazione di cui prima erano sprovvisti. Lo dissi nell’incontro con i sindacati, quando iniziammo a parlare dell’alternanza scuola lavoro, su come rendere più sicuro il percorso di formazione specializzante: dissi che non ci dobbiamo limitare a questo, ma vanno garantite le condizioni di sicurezza sul lavoro a tutto il personale della scuola. Questa mia promessa l’abbiamo mantenuta, abbiamo mandato un segnale importante.
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