Sono stato scelto per guidare un ministero “strategico” per lo sviluppo del Paese: a dirlo è stato Giuseppe Valditara, docente universitario, nativo di Milano, appena nominato a guidare il dicastero dell’Istruzione e del Merito del Governo Meloni.
“Sono onorato di servire il Paese in un Ministero strategico per lo sviluppo della Nazione”, ha scritto su Twitter il neo ministro leghista poco dopo la sua nomina a responsabile dell’Istruzione italiana.
Il professore Valditara – con un ruolo attivo nella nascita della Lega Nord di Umberto Bossi, ma anche nelle riforma Gelmini che tanti tagli ha portato a Scuola e Università – ha infine sottolineato che “aver coniugato Istruzione e merito è un messaggio politico chiaro“.
In effetti, gli addetti ai lavori sanno bene che l’introduzione della parola “merito” nella denominazione del dicastero dell’Istruzione ha una connotazione che vuole rompere con il passato, fatto evidentemente di troppi egualitarismi: sul fronte stipendiale, della carriera, ma anche del reclutamento del personale e della valutazione degli studenti.
C’è poi la partita della regionalizzazione, un termine che ad un leghista di vecchio stampo quale è il professore Valditara non può di certo essere considerato come tanti altri: una partita che potrebbe portare, anche se siamo ancora nell’alveo delle ipotesi, a concorsi non più nazionali ma territoriali, gestiti in parte autonomamente dagli enti locali. Con i contesti più ricchi che, inevitabilmente, andranno a fornire più risorse di quelli meno fortunati.
Ma regionalizzare la macchina-scuola significherebbe anche assegnare ancora più rilevanza ai tanto contestati vincoli temporali (riguardanti in particolare modo i neo-immessi in ruolo, ma anche semplicemente tutti coloro che trovano spazio in una nuova scuola).
Ecco perché il neo ministro dell’Istruzione sostiene che in quel “merito” c’è un messaggio chiaro. Certo, rimane da capire come si realizzerà tutto questo a livello legislativo. Se vi saranno gli spazi e i presupposti per arrivare ad una istruzione davvero più meritocratica e su più fronti.
Di certo, sulle teste dei fautori del 6 politico, degli aumenti stipendiali a “pioggia” e delle assunzioni di massa dei precari, sembra proprio che siano in arrivo diverse nubi scure.