Il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha delineato la sua interpretazione del mandato assunto nel volume “La scuola dei talenti”.
La devianza rispetto al sistema di regole della scuola è notevole.
Il modello di riferimento è l’universitario, nonostante la sua sostanziale differenza da quello scolastico, difformità legiferata nel 2020.
Secondo il Ministro gli studenti meritevoli sono quelli che rispondono alle sollecitazioni didattiche con impegno, diligenza, serietà, perseveranza, disciplina, amore per lo studio, voglia di eccellere.
In altre parole, gli studenti devono adeguarsi a quanto la scuola propone.
Però questa visione contrasta con l’operosità scolastica che il ministro prefigura: “Svolgere un’azione maieutica, tirar fuori il meglio che ogni giovane possiede dentro di sé” per realizzare una scuola che “passi dall’istruzione all’educazione, da istruire tutti allo stesso modo a educare secondo il potenziale di ciascuno”.
Per realizzare una scuola di tale livello il Ministro dovrebbe onorare il mandato ricevuto, monitorando l’applicazione delle leggi, in particolare quella del 2003 volta a “sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali”, la cui realizzazione implica la collegialità.
Un secondo punto critico riguarda il potenziamento dell’alternanza scuola lavoro: le aziende potranno intervenire direttamente a scuola per colmare eventuali carenze conoscitive.
Questa pratica rappresenta un’inammissibile semplificazione della progettazione formativa, sostanza dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Il suo cardine è il confronto tra attese e risultati.
Le scuole, pianificando la loro attività, esplicitano le competenze che gli studenti devono possedere al termine del percorso scolastico. Le aziende del territorio partecipano alla definizione di tali traguardi.
L’alternanza serve a misurare il grado di approssimazione dei risultati attesi, è il momento del feed-back.
Anche le problematiche legate all’intelligenza artificiale non sono correttamente inquadrate: è cambiato l’ambiente. Gli archivi di cui l’IA dispone contengono una vasta parte della conoscenza umana: sono consultati colloquiando, interagendo con la tastiera in modo amichevole.
Questa nuova risorsa informatica risponde alle domande tracciando dei percorsi negli archivi; opera sulle relazioni, non sui significati.
Le sue risposte possono essere vere elaborazioni, delle novità.
La capacità di individuare e formulare correttamente problemi diventa quindi essenziale.
Da qui deriva l’esigenza di dilatare l’immagine delle discipline: i saperi devono essere associati ai problemi di cui sono la soluzione e ai metodi di ricerca utilizzati.
La dignità professionale dei docenti è l’argomento di chiusura.
La retribuzione, contrariamente a quanto pensa il ministro, non è la leva primaria per la riqualificazione del lavoro degli insegnanti.
Il prestigio della funzione docente consegue all’organizzazione della scuola, all’accettazione della visione sistemica, alla condivisione delle mete, all’applicazione della legge 297/94, ove risuona, inascoltata, la voce del Parlamento.
Enrico Maranzana
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