Politica scolastica

Valditara: implementare il rapporto scuola-aziende. Imprenditori prof dove mancano professionalità

Il problema ormai sembra essere quello di trovare manodopera specializzata per le industrie e che la scuola non sembra garantire, almeno secondo ricerche che testimoniano il profondo divario tra conoscenze e competenze.

Per Unioncamere e Confindustria la percentuale del gap è attorno al 57%. E tra le competenze più carenti ci sono quelle digitali (60%), linguistiche (45%) e trasversali (40%) e di cui il maggiore colpevole è individuato nel sistema scolastico che non garantirebbe queste professionalità, mentre l’Italia dovrà fare i conti con un drastico calo di giovani dovuto alla crisi demografica.

Questi i temi su cui laprovinciauinica.it ha parlato col ministro Giuseppe Valditara che magnifica l’avvio della riforma dell’istruzione tecnico professionale in quanto  “favorisce proprio questo ponte fra scuola e mondo del lavoro, anche in vista di una offerta di lavoro che  non sarà coperta per mancanza di qualifiche corrispondenti”.

Per questo, aggiunge Valditara, “abbiamo deciso di valorizzare l’alternanza scuola-lavoro, e abbiamo anche previsto che professionisti, dirigenti, manager e imprenditori possano insegnare nelle scuole laddove manchino delle specializzazioni. Abbiamo anche investito sull’apprendistato formativo” e investito “sulla filiera formativa tecnica (il 4+2)”, mentre “è fondamentale l’idea del campus che mette insieme formazione professionale e istruzione tecnico-professionale, eventualmente anche licei, Its e università. Fondamentale è poi l’orientamento”.

Nello stesso tempo, afferma il ministro, potenzieremo “le soft skills, cioè di quelle competenze immateriali come la capacità di organizzare il proprio lavoro, di lavorare in squadra, la puntualità.

Ma non solo, dice pure di stare “predisponendo un’apposita direzione generale per l’istruzione tecnico professionale e anche un ufficio ad hoc che sarà costituito al ministero per mettere in contatto scuola e imprese”

Per quanto riguarda il divieto dei cellulari in classe, Valditara è chiaro:

“Io non ho detto no all’utilizzo della tecnologia digitale, sì al tablet e al computer. Il cellulare non deve essere uno strumento formativo. Discorso diverso è la digitalizzazione della didattica, le lavagne elettroniche, per esempio, la robotica, l’intelligenza artificiale, che sono invece da me fortemente incoraggiate”

Attenzione poi, dichiara Valditara nella intervista, a leggere bene il rapporto Invalsi.

“In realtà testimonia una riduzione importante dei divari fra Nord e Sud, con un miglioramento complessivo soprattutto alle superiori, in particolare in quinta, delle performance dei nostri studenti. C’è stata una drastica riduzione della dispersione esplicita”.

In ogni caso, il ministro si starebbe muovendo per incoraggiare gli alunni ad avere un rapporto diverso con le aziende, “perché l’azienda si racconti in tutti i suoi aspetti, dalla gestione del personale fino alla produzione passando per la formazione continua. Questo rapporto, questa contaminazione, credo che sia molto positiva e che vada assolutamente incentivata. 

“I ragazzi hanno bisogno di essere incoraggiati, di ritrovare l’entusiasmo, perché hanno dei grandi talenti, delle grandi potenzialità che vanno valorizzate. Bisogna ridare loro fiducia perché quei talenti non vadano sprecati ma possano essere realizzati al meglio”.

Pasquale Almirante

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