Il ministro del Mim, Valditara, secondo quanto riporta Il Messaggero, sta lavorando alla riforma del Tecnici e dei professionali con l’obiettivo di rilanciare la loro vocazione verso la formazione tecnico-professionale e per stringere il legame tra scuola e mondo del lavoro.
La riforma, come per lo più è noto, è prevista dal Pnrr e dovrebbe arrivare tra due settimane in Consiglio dei ministri con un disegno di legge dopo l’assenso della conferenza delle Regioni e le parti sociali.
Secondo quanto si legge, la riforma partirebbe in via sperimentale, coinvolgendo il 30% degli istituti tecnici e professionali sul territorio nazionale e potrebbero partire addirittura già tra 12 mesi, vale a dire per l’anno scolastico 2024-2025.
L’impianto formativo prevederebbe un percorso ridotto a 4 anni a cui sarà possibile, ma non obbligatorio, legare l’ingresso subito dopo nelle Its Academy, gli Istituti tecnici superiori di eccellenza della durata di due anni. Ciò consentirebbe una sincronizzare di tutto il settore dell’istruzione tecnica e lo studente, in sei anni, potrebbe raggiunge un diploma di scuola superiore e uno ad alta specializzazione.
Per quel che riguarda la didattica, non ci saranno docenti in più ma potranno essere chiamati delle figure esterne di specialisti e professionisti qualora la scuola non ne disponga.
Gli istituti potranno inoltre aumentare le ore di Pcto, i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento vale a dire l’ex alternanza scuola-lavoro, e di apprendistato formativo. Sarà possibile incrementare anche i viaggi all’estero e gli scambi culturali per entrare in contatto con realtà professionali straniere. Nelle intenzioni del ministero c’è anche la volontà di valorizzare i percorsi tecnici e professionali visto che, soprattutto questi ultimi, non godono delle preferenze di famiglie e studenti.
Sostiene Valditara: “Tutte le ricerche, compresi i report dell’Unione europea, ci dicono che la scuola è fondamento dello sviluppo sociale ed economico. Per questo ritengo che gli investimenti in istruzione, come quelli nell’innovazione e nelle infrastrutture, debbano essere svincolati dal patto di stabilità”.
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