“Se non c’è conoscenza della lingua italiana, non c’è Ius Scholae” e quindi non può esserci cittadinanza italiana per i giovani stranieri: nell’illustrare le politiche portate avanti dal Governo Meloni e dall’amministrazione scolastica centrale, domenica 8 dicembre il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sembra avere voluto inviare anche un messaggio di apertura (ma anche un avvertimento) Forza Italia, in particolare al suo leader Antonio Tajani, primo sostenitore della proposta che prevede per i giovani figli di stranieri l’ottenimento della cittadinanza italiana a seguito dello svolgimento di 10 di scuola primaria, medie e biennio superiori, quindi prima degli attuali 18 anni di età anagrafica.
Durante la trasmissione ‘In altre parole’ su La7, intervistato da Massimo Gramellini, il ministro Valditara ha spiegato di essersi “prefisso un discorso di vera integrazione: abbiamo il problema della dispersione scolastica degli studenti stranieri che è sopra il 30%. Un terzo di loro significa non avere futuro”.
Quindi Valditara ha tenuto a ricordate che c’è anche “il tema delle competenze in italiano e per questo abbiamo stanziato 13 milioni di euro per corsi potenziati di italiano”. Per questo motivo, “dal prossimo anno saranno assunti docenti di italiano formati per insegnare la nostra lingua e la nostra cultura” ai giovani stranieri.
Sull’esigenza di avviare un dialogo interno alla maggioranza era stata già espressa da Valentina Aprea, responsabile dipartimento Istruzione di Forza Italia, direttamente alla Tecnica della Scuola durante la versione autunnale di ‘Didacta’, quest’anno svolta Bari: “il problema non viene giudicato una priorità dalla maggioranza, ma credo anche che con il giusto tempo e con le giuste ragioni entro questa legislatura il segretario Tajani riuscirà a ottenere questo risultato”, ha sottolineato Valentina Aprea.
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