Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, nel corso di una intervista al Foglio cestina lo sciopero: “Non tira più. Penso sia cambiato qualcosa in profondità: lo sciopero come strumento di lotta politica non tira più. Non funziona più. Si è chiusa, o si sta chiudendo, un’epoca. È ora di avviare una stagione di confronto costruttivo, nella logica di quella grande alleanza fra docenti, studenti, famiglie, istituzioni, parti sociali che ho da subito auspicato”.
Profetizza il ministro, auspicando, anche se ha ragione quando afferma che lo sciopero non raccoglie più adesioni considerevoli, anzi, ogni anno che passa sono sempre di meno.
D’altra parte gli scioperi alla destra non sono mai piaciuti e in modo particolare quelli della scuola che, come sibilava Berlusconi, è un “potere forte in mano alla sinistra”.
Dunque anche Valditara pare schierato su questo fronte, ma la prende alla larga, andando al “68 che, in perfetta linea ancora con i concetti base della destra, dice essere stato l’incunabolo di “quell’idea antica della scuola come luogo di militanza politica”.
Da dove assuma questo dogma tuttavia non è dato sapere e capire, visto che nella scuola pubblica tutti possono accedere come docenti e come alunni, nessuno controlla le tessere di partito ma solo il punteggio, al contrario delle scuole private, quelle auspicate dalla destra, dove invece si entra per chiamata diretta e dunque per appartenenza ideologica.
Come dunque la scuola per Valditara sia diventato luogo di militanza politica, o un potere forte in mano alla sinistra, riesumando Berlusconi, non si capisce, tranne se si legge come il classico slogan di chi non ha argomenti da mettere sul piatto, benchè, se fosse come lui sostiene, sarebbe difficile spiegare il motivo per il quale gli scioperi siano sempre più disertati dai prof: una evidente contraddizione per far passare un luogo comune?
“Gli insegnanti oggi vogliono risposte concrete, sono interessati a quello che accade nei loro istituti, vogliono capire le strategie complessive che ispirano l’azione di chi governa”, prosegue il ministro.
“Docenti e personale scolastico si sono accorti che è stato appena chiuso un contratto importante che dà un aumento di 124 euro medi mensili e che ha anticipato a dicembre gli arretrati di stipendio per circa 2.400 euro in media a persona. E in un contesto difficile, che ha costretto il governo a investire ben 21 miliardi di euro sul caro bollette, siamo comunque riusciti ad aumentare di circa 1,8 miliardi in 3 anni le risorse per la scuola”.
Valditara, nel corso sempre dell’intervista, chiosa: “E’ l’inizio della normalità. Della fisiologia dei rapporti. Questa novità, va ora accompagnata da parte di chi governa con una ancora più convinta politica di ascolto. Io intendo dialogare il più possibile. Voglio andare sul territorio per confrontarmi con docenti, presidi, personale amministrativo. Per questo a partire dai prossimi mesi girerò l’Italia e gli istituti scolastici. Voglio lanciare un messaggio importante: stiamo tutti dalla stessa parte, dobbiamo pensare a percorsi che maturino con uno sforzo collettivo”.
E su questo versante, siamo d’accordo. C’è solo da sperare che i dirigenti, nel corso delle visite del ministro, non tirino a lucido le scuole, ma le mostrino così come docenti e alunni, personale e famiglie le vivono giorno per giorno.
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