La scelta di dare a Giuseppe Valditara l’incarico di governare la scuola italiana e di cambiare il nome del dicastero in “Ministero dell’Istruzione e del Merito” ha ragioni politiche importanti di cui è bene essere consapevoli.
Il cambio del nome non è un fatto meramente folkloristico ma nasconde forse l’intenzione di dare una svolta importante al modo di affrontare le questioni scolastiche.
Per il momento non è ancora chiaro a quali contesti (e con quali modalità) il ministro Valditara vorrà applicare il criterio del merito, ma qualche ipotesi possiamo già farla.
Per esempio può darsi che il Governo decida che per diventare insegnanti di ruolo non sarà sufficiente avere tre anni servizio e poi superare un concorso più o meno riservato con prove finali facilitate o comunque non selettive; potrebbe essere invece che il Governo voglia proprio ribadire che per insegnare a pieno titolo nella scuola statale ci vorranno concorsi “veri” e altamente selettivi con modalità tali da consentire davvero di selezionare i “migliori” o i più “meritevoli”.
Può darsi però che il Ministro voglia declinare il termine “merito” riferendolo soprattutto agli studenti.
Potrebbe essere cioè un termine introdotto allo scopo di sottolineare quanto previsto da terzo comma dell’articolo 34 della nostra Costituzione: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Se così fosse la “novità” sarebbe certamente accolta da tutti senza riserve.
Ma perché mettere proprio Giuseppe Valditara, milanese, docente di diritto romano all’Università di Torino, in uno de Ministeri più difficili e complicati?
Una possibile spiegazione è che la Lega abbia chiesto a Giorgia Meloni precise garanzie sul futuro del processo di “regionalizzazione”: un ministro dell’istruzione leghista dovrebbe quindi servire per portare avanti una politica di progressivo ampliamento dei poteri delle regioni in alcuni ambiti specifici, a partire per esempio proprio dalla scuola.
E, già negli anni ’90, Valditara aveva partecipato con impegno alla costruzione della Lega Nord di Umberto Bossi, insieme con l’ideologo e teorico Gianfranco Miglio. Sotto questo aspetto potrebbe essere davvero “l’uomo giusto al posto giusto” per rilanciare il progetto di autonomia differenziata applicato al sistema scolastico. Ma su questo punto è bene fare attenzione: Valditara è uno studioso e andrà al sodo; non ci si aspettino misure di colore (lo studio della storia della Repubblica di Venezia nel Veneto o del dialetto lombardo a Varese o l’istituzione del festival della cultura celtica in Piemonte): l’operazione – se verrà attuata – potrebbe essere molto più radicale e potrebbe chiamare in causa le prerogative amministrative delle Regioni con ripercussioni importanti anche sul piano economico.
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