Sembra proprio che il ministro della istruzione e del marito abbia formazione sessantottina, almeno relativamente all’ultima dichiarazione che ha rilasciato: “Mi piacerebbe che ogni docente avesse un suo studiolo arredato a scuola, una postazione con un pc, una libreria, dove poter preparare le lezioni, ricevere i genitori, fare ricerca. La scuola deve avere serenità nello studio e nel lavoro e deve essere accogliente”.
Una vecchia ambizione del “68, quando si credeva che la scuola e l’istruzione potessero cambiare il mondo e che il docente fosse il fulcro di questo cambiamento sulle parole di don Milani e del suo esempio. Ma accorrevano le strutture e i sostegni, come quello appunto descritto dal ministro.
Ed è stato anche un sogno che negli anni chi ha fatto il docente ha sempre accarezzato, quello appunto di avere un luogo tutto suo per riceve i ragazzi, tenervi i libri, preparare le lezioni, correggere i compiti ecc. ecc.
Un modo nuovo insomma di essere professori nelle scuole, anche perché ciò apre la strada a una nuova possibilità di incontro con alunni e genitori, di dialogo, di intesa di complice rapporto tutto racchiuso in quella stanza del prof, nel suo rifugio.
Spazi nuovi, in somiglianza dei Campus americani dove oltre che nelle aule si sta a contatto coi ragazzi anche fuori, nello sport o nel tempo libero, conoscendosi così meglio, lontano dagli schemi e dai registri.
Un po’ come accade nei viaggi di istruzione: rimuovere la barriera della cattedra in un rapporto quasi paritario almeno dal punto di vista umano.
E Valditara, esprimendosi in tale guisa, ci ha fatto ricordare le utopie sessantottesche, benchè qualche suo collega di Governo abbia detto, con ingiusto cipiglio e ideologica remora, che quegli anni, formidabili, abbiano rovinato la scuola. Quanto di più falso si possa sostenere, tant’è che Valditara riesuma quegli anni. Infatti è lui che ci ha riportato indietro nell’utopia di fare dell’uomo ciò che si può il più possibile fare perché in lui c’è molto.
Tuttavia, ricordandoci quella fantasticheria, ci ha fatto pure riflettere che anche questo riflusso sessantottino di Valditara rimane comunque uno di quei progetti già di per sé irrealizzabili, di fantasia, creativa va bene ma sempre di fantasia, considerato lo stato delle nostre scuole.