Oggi, 12 ottobre, si è svolto il Question Time al Senato del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Il capo del dicastero di Viale Trastevere ha discusso di vari temi tra cui il Decreto Caivano, l’insegnamento della geografia e le scuole colpite dall’alluvione dell’Emilia-Romagna.
“Con riferimento al riparto dei fondi stanziati a favore delle scuole dell’Emilia-Romagna, coinvolte negli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, intendo chiarire subito che tutte le scuole interessate hanno ricevuto, in tempi brevissimi, esattamente quanto da loro richiesto.
Ricordo, infatti, che con il decreto-legge n. 61/2023 è stato istituito un fondo speciale, della consistenza di 20 milioni di euro, rivolto a consentire la tempestiva ripresa della regolare attività didattica. Con tali risorse, dunque, erano ammissibili interventi, entro la data del 31 agosto, finalizzati alla sola fase della prima emergenza. Abbiamo previsto, per agevolare e velocizzare gli interventi delle scuole, importanti semplificazioni procedurali.
Ai fini del riparto del predetto Fondo, il Ministero ha ritenuto doveroso acquisire immediatamente il fabbisogno espresso dalle istituzioni scolastiche interessate, che hanno formulato richieste per un importo complessivo pari a 10.174.736 euro, rispetto ai 20 milioni stanziati.
Al fine di assicurare la tempestività degli interventi, il Ministero ha avviato una procedura eccezionale e straordinaria volta a ottenere un’anticipazione di tesoreria da Banca d’Italia, che ha consentito, già dal 20 giugno 2023 (e, dunque, a soli 20 giorni dall’adozione del decreto-legge) di erogare le risorse finanziarie alle scuole, nelle more del decreto di riparto – la cui adozione, peraltro imminente, rappresenta un adempimento formale dal momento che l’attribuzione sostanziale delle risorse è già avvenuta.
Aggiungo che, decorso il 31 agosto 2023 e, quindi, soddisfatto integralmente il fabbisogno espresso dalle scuole interessate dall’alluvione, la parte del fondo non utilizzata, pari a euro 9.825.264, ha rappresentato una economia che, qualora non impiegata entro l’anno, non sarebbe stata più utilizzabile.
Ricordo, infatti, che – come dovrebbe sapere chiunque conosca le nozioni di base della contabilità pubblica – la stessa natura di queste risorse, in quanto spese di parte corrente, non avrebbe in alcun modo consentito un reimpiego, oltre l’anno 2023, in interventi di investimento, quali sono quelli per l’edilizia scolastica. Parte corrente e investimento sono due cose molto diverse.
Per tale motivo, ho ritenuto opportuno impiegare tali economie – che altrimenti sarebbero state perse – per finanziare il potenziamento dell’organico del personale ATA, disposto con il decreto Caivano. A tal riguardo, in merito alla scadenza dei contratti per detto personale, intendo chiarire che il termine fissato al 31 dicembre 2023 risponde ad una ragione contabile dovuta al fatto che le risorse utilizzate, in quanto residui di fondi del Ministero, sono collegate a questo anno solare: ciò, beninteso, in attesa delle misure di natura pluriennale che potranno essere disposte, solo con legge di bilancio”.
“Occorre premettere che la individuazione prescrittiva delle tematiche oggetto di insegnamento nelle scuole – che prima si definivano ‘programmi’ – è stata sostituita, da tempo, da un modello incentrato sugli obiettivi formativi e sui traguardi di competenza attesi per ogni grado di istruzione.
In tale contesto, la periodizzazione unica dei contenuti e delle tematiche afferenti alla storia e alla geografia per ogni ciclo di istruzione – introdotta con le Indicazioni per il curricolo del 2007 – è stata confermata, da ultimo, dalle Indicazioni nazionali del primo ciclo del 2012.
La modifica della progressione dei contenuti, degli obiettivi e dei traguardi per le discipline di storia e geografia sarà, dunque, valutata nell’ambito della revisione delle predette Indicazioni nazionali, la cui definizione, ovviamente, richiede il necessario coinvolgimento della comunità scolastica.
Al riguardo, intendo chiarire che per me la scuola deve sviluppare nelle studentesse e negli studenti quel pensiero critico con cui affrontare la complessità del nostro tempo, in un mondo in continuo cambiamento.
A tale scopo, risulta centrale lo studio della storia e della geografia, che forniscono gli strumenti cognitivi necessari per capire da dove veniamo, chi siamo e dove vogliamo andare.
Non vi è dubbio, infatti, che per comprendere e definire il ruolo che intendiamo ricoprire, sia come individui che come comunità, è indispensabile approfondire lo studio delle culture e dei periodi che hanno maggiormente caratterizzato la nostra civiltà, così come conoscere società, economie, istituzioni e cultura dei Paesi moderni.
Per questo motivo – ‘repetita iuvant’ – ritengo davvero che non si possa consentire che lo studio di queste culture – e apprezzo molto il riferimento alla cultura greca e alla cultura romana – e, più in generale, dei periodi storici che da esse discendono, così come della geografia, non sia assicurato a pieno nell’intero ambito della scuola dell’obbligo.
Tanto premesso, intendo rassicurare sul fatto che la questione è all’attenzione del Ministero, che ha costituito un gruppo di lavoro sulle discipline umanistiche, volto proprio ad approfondire quelle istanze di rinnovamento nella didattica di queste materie, la cui rilevanza è testimoniata, tra l’altro, dalla stessa attenzione rivolta dai senatori interroganti in questa specifica occasione”.
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