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Valditara sugli stipendi dei docenti: “Io non ho mai parlato di gabbie salariali”

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Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, oggi pomeriggio, mercoledì 3 maggio, ha risposto ad alcune interrogazioni parlamentari.

Sulla questione degli stipendi dei docenti e sulla dispersone scolastica, ha risposto: “Io non ho mai parlato di gabbie salariali. Ho sempre detto che dalle Regioni arriva una richiesta per capire come affrontare il costo della vita. Il contrasto alla dispersione scolastica è una sfida importantissima. I dati dimostrano che il fenomeno sia comune nel Mezzogiorno. Ci sono forti differenze tra una regione e l’altra. Occorre istituire uno specifico gruppo di lavoro, per portare avanti l’Agenda Sud. Già abbiamo destinato molte risorse al Sud. Sono convinto che un ruolo strategico di contrasto alla dispersione scolastica sia attribuibile all’orientamento. La riforma del dimensionamento scolastico non prevede la chiusura di plessi, è stata concepita dal Pnrr. L’impegno è stato quello di modellare quanto ereditato dal precedente Governo, a tutela proprio delle marginalità”.

Risposta integrale

Lei (Onorevole Cherchi) ha detto una falsità, perché lei ha detto quanto io non ho mai dichiarato e in quest’aula, a un suo collega, risposi già a suo tempo. La invito ad andare ad ascoltare il mio intervento, dove non ho mai citato la parola “gabbie salariali”. Ho detto testualmente “senza alcuna differenza fra nord, centro e sud, dalle regioni arriva una richiesta di capire come fare per affrontare il tema del costo della vita”, punto. Quindi lei sia più attenta a quando usa certe parole, perché altrimenti inganna i cittadini.

Detto questo, il contrasto alla dispersione scolastica è una sfida molto importante per questo Governo. Infatti, i livelli di dispersione registrati nel nostro Paese sono ancora troppo alti e il traguardo posto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per il 2026 è la loro riduzione al 10,2 per cento.

I dati in nostro possesso dimostrano, indubbiamente, come tale fenomeno abbia dimensioni inaccettabili nel nostro Mezzogiorno.

La lettura congiunta dei dati sulla dispersione scolastica classicamente intesa e di quelli sulla dispersione “implicita” mostra che la popolazione studentesca in condizione di fragilità degli apprendimenti si attesta a oltre il 20 per cento, con forti differenze fra una regione e l’altra e con picchi in molte regioni meridionali.

È l’analisi di questi dati che mi ha spinto, subito dopo il mio insediamento, ad istituire uno specifico gruppo di lavoro, composto da esperti qualificati e con la collaborazione di INVALSI, per individuare una serie di interventi definiti come “Agenda SUD” che partiranno da una sperimentazione in 150 scuole.

Voglio anche ricordare che il Ministero, dal momento del mio insediamento, ha già destinato a beneficio delle regioni del Mezzogiorno risorse molto consistenti: mi riferisco ai 381 milioni per l’Edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti; ai 102 milioni per le palestre; al miliardo e 200 milioni per la formazione e il potenziamento delle competenze, oltre ad un intervento iniziale, pari a 180 milioni di euro, per gli ITS.

Pertanto, complessivamente, in pochi mesi, abbiamo ripartito a favore del Mezzogiorno oltre 1,9 miliardi di risorse.

Sono, inoltre, fortemente convinto che un ruolo strategico al contrasto alla dispersione sia attribuito all’orientamento. Per questo motivo abbiamo subito adottato le Linee guida per l’orientamento ed abbiamo stanziato 150 milioni di euro per l’istituzione di due nuove figure professionali: il docente tutor e il docente orientatore.

La riforma del dimensionamento scolastico non prevede chiusure di plessi né riduce l’offerta formativa scolastica, in particolare al Sud: essa è stata concepita dal PNRR, che questo Governo è chiamato ad attuare, al solo fine di assicurare una migliore programmazione pluriennale della rete scolastica.

Su questa impostazione – rigidamente prevista dal PNRR – l’impegno di questo Governo è stato quello di migliorare il modello ereditato dal precedente, utilizzando parametri non discutibili, quali la popolazione studentesca regionale, ed accentuando il margine di autonomia regionale nella dislocazione delle autonomie scolastiche sul territorio, a tutela proprio di quelle marginalità e di quei divari sociali e territoriali evocati dalla vostra interrogazione.

LEGGI L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE