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Valditara: un docente non può vivere con 1.300 o 1.500 euro al mese, dobbiamo pagarlo di più

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha deciso di spazzare via le polemiche sulle sue ultime affermazioni su una possibile differenziazione degli stipendi dei docenti, perché chi vive e lavora in una regione d’Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più” auspicando “nuove strade, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l’istruzione, oltre allo sforzo del governo”.

Le parole di Valditara

Durante un intervento di sabato 28 gennaio, a Omnibus su La7, Valditara ha detto che “la vera sfida è pagare di più tutti gli insegnanti”.

Secondo il ministro dell’Istruzione, “con 1.500 euro un professore non riesce a vivere, né riesce con 1.300 euro un docente di scuola primaria“.

Lo stipendio medio degli insegnanti, in effetti, non arriva a 30 mila euro lordi annui. Basta dire che nella pubblica amministrazione la media annuale dei compensi lordi è superiore a 34 mila euro.

Nei giorni scorsi, le parole di Valditara avevano prodotto tantissime, proteste, ad iniziare dal fronte sindacale, da sempre contrario a differenziazioni stipendiali.

Le tante proteste dei giorni scorsi

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, è stato tra i primi a criticare la proposta, perché farebbe tornare, ha detto, “a una differenziazione di gabbie salariali come c’era 50 anni fa sarebbe una follia” e perché “il nostro Paese è già abbastanza diviso: non ha bisogno di aumentare le divisioni”.

Anche per Ivana Barbacci, numero uno Cisl scuola, “il sistema di istruzione deve rimanere nazionale ma le Regioni, già oggi, possono sostenere le scuole fornendo incentivi in termini di personale e di progetti per incrementare l’offerta formativa”.

Il Partito democratico ha definito quella di Valditara una “visione antimeridionalista” e di “accanimento contro il sud”, di proposta “inaccettabile, che spacca l’Italia” con uno “spirito divisivo, pericoloso”.

In effetti, a percepire stipendi più bassi, secondo la logica del costo della vita proporzionale ai compensi, sarebbero i docenti e Ata del Meridione: secondo il M5s quella indicata dal professore Giuseppe Valditara “è la scuola delle diseguaglianze”.

Anche Azione si oppone alle parole del ministro dell’Istruzione definendole “un cumulo di sciocchezze”. Carlo Calenda, leader del partito, ha detto quello che sulla scuola pensa “da sempre, perché è il nostro programma: nelle aree più difficili del Paese non solo bisogna mandare gli insegnanti migliori, ma bisogna anche pagarli meglio”.

Alessandro Giuliani

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