Il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, rilasciando una intervista al Messaggero, ha elencato una serie di proposte per migliorare la scuola e dunque gli apprendimenti dei ragazzi. Come? Personalizzando l’insegnamento, ha detto, “proprio perché la scuola del merito di cui parliamo noi deve sviluppare i talenti individuali dei ragazzi, promuovendo le attitudini di ciascuno”.
“Verrà introdotta- dice Valditara- la figura del docente tutor per ogni gruppo classe, il docente che dovrà avere una formazione particolare, ed anche essere pagato di più, e che dovrà in team con gli altri insegnanti seguire in particolare quei ragazzi con maggiori difficoltà di apprendimento ma anche di quelli molto bravi che magari in classe si annoiano e che hanno bisogno di accelerare”.
Il docente tutor entrerà nelle classi già a partire “dal prossimo anno scolastico, nel contempo avvieremo gradualmente una formazione specifica”.
E poi, potenziare “per medie e superiori l’orientamento, che deve dare consigli ai giovani e alle famiglie sulle scelte più opportune sulla prosecuzione degli studi. Occorre cioè da una parte che la scuola sappia individuare le potenzialità dello studente, dall’altra è necessario recuperare informazioni dai territori per conoscere le concrete prospettive formative e occupazionali. La scuola deve far emergere le attitudini dei ragazzi, come l’arte socratica della maieutica”.
Non si fermano qui le proposte del ministro, che, riferendosi alla implementazione “del portfolio sintetico dello studente” e al voto, che “è un indicatore di un momento, ed uno stimolo, è dunque solo un mezzo”, intende puntare sulla “valutazione complessiva delle attitudini, della partecipazione, dell’impegno, della capacità di saper fare connessioni, della maturazione. Per questo mi piace il ritorno alla maturità con il colloquio interdisciplinare”.
Durante l’intervista anche la sua intenzione di dare ascolto delle esigenze delle scuole a partire dalle “più disagiate ascoltando presidi, professori, studenti, personale tecnico”, mentre per quanto riguarda la sicurezza, Valditara ha assicurato di avere firmato l’attribuzione di 700 milioni previsti nel Pnrr che attendevano di essere stanziati. Su mia indicazione abbiamo inoltre trovato altri 1,2 miliardi nelle pieghe del bilancio del ministero che serviranno per la riqualificazione delle scuole, la messa in sicurezza, l’abbattimento delle barriere architettoniche”.
Ora tuttavia, dice ancora al Messaggero Valditara, “La grande sfida è combattere la dispersione scolastica. I dati sono impressionanti: in Italia il 13,2% dei ragazzi tra 15 e 19 anni non studia e non lavora. Per fare degli esempi, in Romania la percentuale è del 12,1%, in Germania del 5%, in Portogallo del 2,6%, in Svezia del 2,5%”.
L’obiettivo è portare questi numeri sotto il “dieci per cento entro qualche anno”
Sul come farlo, Valditara appare sicuro delle sue ricette: “La strada è quella tracciata, con tutor e orientamento. Poi però, come confermano molti studi recenti, si va a scuola più volentieri se l’istituto è bello, luminoso, i colori tenui per esempio favoriscono la concentrazione, le luci calde sono accoglienti. E servono professori sempre più motivati e autorevoli. Per questo, tra le prime cose fatte, c’è stata la stipula del contratto con aumenti medi di 124 euro al mese, i più significativi da molti anni a questa parte. Poi ci sono gli stanziamenti, portati da 200 a 255 milioni per le palestre scolastiche: 84 milioni circa per palestre e mense nelle regioni cosiddette “più in difficoltà”. Siamo anche riusciti ad ottenere dal Mef il consenso per utilizzare fondi del Pnrr per pagare docenti e personale Ata, impegnati nella lotta alla dispersione scolastica. I piani e gli interventi contro l’abbandono dovranno essere almeno biennali”.
E dice ancora: “Ho chiesto a Invalsi di individuare le 50 scuole italiane che hanno grandi difficoltà. Voglio partire con una sperimentazione come si è fatto in Francia. In queste realtà più difficili le classi dovrebbero essere molto ridotte, dieci studenti l’una”.
Contrario alla durata massima degli incarichi dei presidi, “sei anni sono pochi per avere una continuità gestionale”, conferma “l’uso improprio dei cellulari che ho ribadito essere vietato, dopo anni di trascuratezza, non certo quello a scopo didattico”. “I ragazzi stanno sempre sui cellulari, non si parlano più, non socializzano, la pandemia ha accentuato questo disagio”.
Pronto alla digitalizzazione della scuola, per cui sono stati “stanziati 2,1 miliardi”, Valditara punta a fare in modo che “tutte le scuole si connettessero a grandi biblioteche internazionali o che si dotassero di strumenti per fare una video-lezione con illustri docenti universitari italiani o stranieri con traduzione simultanea”.
Ma si sta impegnando, sottolinea, istituendo “un gruppo di lavoro composto da illustri professori di materie scientifiche che prenderà contatto con il premio Nobel Giorgio Parisi e con l’Accademia dei Lincei, per rimodulare l’insegnamento di Matematica e Fisica: partire dal reale per arrivare all’astrazione”.
Per quanto riguarda invece l’alternanza scuola-lavoro, Valditara afferma: “Bisogna prevedere agevolazioni che favoriscano la disponibilità delle imprese, e nel contempo modulare l’offerta formativa in ragione dei bisogni del territorio. Penso, per il Sud, all’agrifood, all’alberghiero, alla nautica, ai beni culturali, alla gestione delle risorse ittiche. In Italia ci sono 1,2 milioni di posti di lavoro non coperti perché mancano le qualifiche adeguate. La scuola, tramite la formazione, deve servire a colmare questo gap”.
Sulla Dad, infine, non ha dubbi: “È stata necessaria in un certo momento, ma spero non ce ne sia più bisogno. La scuola non è solo didattica, ma socializzazione”.
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